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Interno Serre

Le giocate che si vogliono effettuare alle Serre che NON coinvolgono la prof.ssa Vilvarin devono essere concordate direttamente con questa o attraverso gli Admin poiché la PG vi è quasi sempre all'interno ed è necessario che sia lei a dare un orario in cui non sarebbe presente

Messaggioda Dylan » 05/06/2012, 23:08

Sto cercando di creare un composto che curi dall'Ardemonio.
E' stupido affidarsi sempre e solo alla bacchetta.


Un composto capace di simili prodezze, era mai possibile?
Fu quella la domanda che balenò immediatamente nella testa di Dylan Connor, professore di alchimia.
L'alchimia era una materia che adorava e immaginava che fosse in grado di creare cose magnifiche, proprio perché dietro a sostanze complesse e assurde derivanti da esperimenti difficili e a volte mortali, si potevano celare delle proprietà misteriose e potentissime.
Peccato che lì non si trattava affatto dell'alchimia, quindi di qualcosa di creabile, bensì di un composto ricavato dall'uso di sostanze naturali, e chissà magari anche provenienti da normalissimi orti ritrovabili anche nei comuni giardini.
Fece un passo avanti di istinto, per osservare il lavoro della ragazza, attento a non disturbarla, visto anche il suo viso molto imperscrutabile e sulle sue, di per certo non amichevole, ma forse quella conversazione stava andando oltre solo per volere di lui e a quel punto Dylan lo stava trovando come un qualcosa di male.

Affascinante... Composto e persona...

Non si accorse di aver parlato semplicemente a bassa voce più che averlo pensato nella propria mente, innocuamente.
Non si accorse subito almeno, visto che a distanza di alcuni istanti, alzando ancora una volta gli occhi su Lindë, magari osservandone una possibile reazione a quelle sue parole, qualora ci fosse stata, a prescindere si sarebbe trovato ad avere le guance arrossate per l'imbarazzo.
Impossibile lasciarsi sfuggire una cosa del genere, fraintendibile, equivocabile.
Abbassò il capo non riuscendo più a sostenere lo sguardo sulla professoressa di erbologia, portando una mano dietro la nuca in segno chiaro di scuse e perdono, balbettando appena poco dopo, ancora carico di impaccio.

Voglio dire... Emana una forte personalità, magnetica... E poi quello che sta tentando di fare è stupefacente e...
No, nient'altro, mi sa tanto che è meglio non aggiunga altri dettagli!


Una parvenza di sorriso, o meglio una parvenza di tentativo di tornare ad essere il più naturale e sciolto possibile, dopo quella plateale figura fatta di fronte ad una persona così seria, compita e d'un pezzo.
Dylan Connor, il nostro ragazzo svampito e ogni tanto fuori dal mondo, doveva ancora imparare come relazionarsi col prossimo e quella sarebbe stata un'ennesima lezione da imparare: accorgersi adeguatamente quando si sta parlando e quando invece si sta pensando, in ogni caso e per ogni cosa.

Mammina che figura pessima!

ma forse continuare ancora a maledirsi per una cosa simile non avrebbe aiutato la conversazione, specie ora che Dylan si era incuriosito nel voler sentire la risposta a quella domanda molto particolare fatta alla signorina Vilvarin poc'anzi, riguardo il tipo di pianta alla quale si sentiva più vicina ed in sintonia, e fortunatamente la ragazza non lo fece aspettare molto, anzi, quasi niente a dir la verità.

Un bambù.

Mi piego ma non mi spezzo?

La domanda che si creò nei suoi pensieri venne spontanea e naturale, crescendo e alimentandosi con le convinzioni date dalle impressioni che lei aveva prodotto nel giovane Connor.
Una persona del genere che si definiva qualcosa che si poteva piegare ma mai spezzare era a dir poco calzante.
Gli occhi tornarono a focalizzarsi su di lei, sul suo corpo, sui lineamenti, sulle labbra per nulla incurvate in alcune espressione, quelle braccia ferma ma con estremità di polsi elastici che eseguivano lavori di erbologia con cura meticolosa e perfetta, non c'era dubbio che il paragone che lei aveva proposto per se stessa era calzante più che mai.

Oh beh, in questo caso allora temo non le stiano molto simpatici i panda!

Quella battuta fu forse l'ennesima riprova di quanto il ragazzo fosse ancora molto ingenuo e infantile in certi casi.
Nella risposta data dalla ragazza c'era la profondità di un concetto forse molto intenso ed interessante, ma la prima cosa che uscì dalle labbra del finlandese fu un commento scherzoso, dato ovviamente dal fatto che per i panda il 99% della dieta consiste nel mangiare bambù a volontà.
Tutto sommato però, anche Dylan sapeva bene quando far capire che lo scherzo anche per lui aveva una durata limitata, difatti dopo aver mostrato il sorriso più morbido e divertito possibile, si affrettò a mutare la sua espressione in una più seria ma senza mai dimenticare l'immancabile sorriso solare che lo contraddistingueva sempre fin da quando era nato.

Scherzi a parte, credo di poter condividere una tale similitudine, almeno osservandola così, di prim'occhio...
Nella vita è importante rialzarsi sempre, anche dopo la caduta più brusca, non rimanere per terra arrendendosi alla gravità e alle difficoltà, ed è quello che nel mondo naturale fa un bambù, e che probabilmente nel nostro fa lei, signorina Vilvarin!


Non osò andare oltre, forse preoccupato di disturbarla visto che la notava ancora intenta possibilmente con il proprio lavoro esposto prima, o comunque se avesse finito da poco, poteva dover fare mille altre cose, altrimenti perché passare la maggior parte del tempo nelle serre?
L'impiego come infermiera scolastica doveva essere molto duro e probabilmente richiedeva la preparazione di medicina giornaliera con prodotti sempre appena colti e di fiducia.
A giudicare però dal modo in cui la donna si approcciava alle piante con così tanta leggerezza e dimestichezza, Dylan si sentiva già sicuro che nel caso fosse stato necessario curarlo, nelle sue mani si sarebbe messo sicuramente e ciecamente.
Quello che la ragazza aggiunse successivamente però, lo risvegliò da quel piccolo momento di riflessione soggettiva, lasciandolo un poco sorpreso, un poco colpito e un poco... deluso.

Non è in grado di fare il professore qui.
Deve prima crescere.


... Crescere...

Quella parola gli rimbombò nella testa come se il cervello fosse un gong e fosse stato colpito ripetutamente facendo vibrare tutta la superficie metallica facendo risultare tutto più amplificato, anche il freddo di una frase esposta così seccamente, senza nemmeno una minima preparazione all'argomento.
Lindë senza cuore?
Forse solo molto sincera e con pochissimi peli sulla lingua, una dote importante, nobile in certi casi.
Si, Dylan stava ancora cercando di fare complimenti mentali a lei con tutto che in un certo senso lo aveva appena offeso.
Un'offesa leggera, rappresentata da un pensiero onesto, da un'idea chiara ed espressa con un intento forse propedeutico, ma quanto aveva fatto male, quanto aveva colpito, affondato e reso inerme lo sguardo di lui che vacuo e vitreo rimase a fissarla come se per una manciata di secondi fosse andato in coma e poi improvvisamente riportato con violenza sulla terra, sbattuto così forte che si, forse solo un uomo con un carattere simile al bambù si sarebbe rialzato in tempi brevi.

Ma io non sono un bambù!

Un sospiro, un respiro affannato e poi la testa che inclinandosi in avanti e reclinando indietro annuì con lentezza a quella frase, seppur con un poco di ritardo, come se ci fosse arrivato con qualche secondo di attesa alla consapevolezza delle parole dette dalla signorina erbologa.
Questa volta il sorriso fu più chiuso, il sorriso di chi sa bene che non dovrebbe sorridere ma esser triste, almeno in parte, ma decide ugualmente di affrontare ogni cosa con un minimo di speranza, di luce, altrimenti che cosa vivrebbe a fare?
Di seguito la testa prese a muoversi più velocemente e quell'annuire che prima appariva spento poco dopo prese vita e concretezza.

Si, è vero, ho molto da imparare e si, crescere è addirittura solo l'inizio a mio parere.
Non sarò ancora capace di essere fermo, né sarò un luminare della mia materia o un uomo cresciuto in anticipo, ma ci metto il cuore, la volontà e l'impegno costante, oltre all'umiltà di essere sempre pronto ad imparare dagli altri... Crede sul serio che non mi basterà nemmeno tutto questo signorina Vilvarin?
Che non è abbastanza almeno per... tentare?


Una parte dentro di lui gli suggerì che forse tentare era troppo poco, forse riuscire doveva essere il termine esatto, più giusto, ma allora come si poteva dire che l'essere umano era dotato di scelta di un proprio cammino?
Tentare prima, essere sicuri poi, oppure essere certi dall'inizio e subire la doppia disfatta nel vedere e constatare alla fine che tutti gli sforzi erano stati impiegati per qualcosa di non consono alla nostra vita?
Mentre parlava e terminava in breve il proprio pensiero seguito dalla domanda a lei, Dylan Connor non faceva altro che esprimere altri milioni di domande a se stesso, le domande che forse ogni altro ragazzo prima di lui si era fatte durante gli anni della scuola, ma forse lui era troppo impegnato a disegnare tramonti e ragazze sulle rive dei laghi per rifletterci abbastanza bene.

E se fosse questa la mia colpa... E il motivo della mia disfatta, della mia indecisione?
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Messaggioda Lindë » 06/06/2012, 13:49

Affascinante... Composto e persona...

La sua prima reazione fu quella di alzare lo sguardo su di lui per capire se la stesse prendendo in giro.
Dal tono non sembrava, ma considerando che lei era la prima a non usare mai inflessioni particolari nella voce non si poteva mai sapere.
Osservandolo però fu difficile non comprendere che era stato sincero, visto il viso arrossato. Lindë non disse nulla, lasciando che fosse Dylan a spiegare il senso delle sue parole: non che a lei importasse, comunque.
Se trovava affascinante ciò che faceva forse non le avrebbe fatto perdere tempo prezioso in futuro con chiacchiere sterili - al massimo si sarebbe fermato ad osservarla come facevano alcuni. Se trovava affascinante lei come persona... allora stava davvero messo male.
Lei non si considerava affascinante, in nessun senso: era solitaria, scorbutica ed atona. Cosa c'era di affascinante in quei difetti?

Voglio dire... Emana una forte personalità, magnetica... E poi quello che sta tentando di fare è stupefacente e...
No, nient'altro, mi sa tanto che è meglio non aggiunga altri dettagli!


Concordo.

Non aggiunse altro Lindë, ma forse il giovane uomo si sarebbe accontentato: se non altro non gli aveva risposto in malo modo, per lei era già molto.
Forte, magnetica... che aggettivi strani: lei non si sarebbe mai definita così; era pur vero che spesso ciò che gli altri vedevano di qualcuno non corrispondeva affatto alla descrizione che quel qualcuno avrebbe fatto di se stesso. Quello forse era proprio un caso analogo.
Scosse mentalmente le spalle, rimanendo impassibile fuori, mentre versava il composto ottenuto nell'acqua bollente in una ciotola di ottone ed iniziava a spremervi dentro un liquido rosso scuro, sangue a prima vista. Di chi o cosa non sarebbe stato possibile dirlo.
Intanto, forse perchè come domanda non l'aveva infastidita più di tanto, rispose al quesito di Dylan. Lei si sentiva un bambù, capace di piegarsi fino all'inverosimile ma di non spezzarsi mai.

Oh beh, in questo caso allora temo non le stiano molto simpatici i panda!

Battuta inutile e fuori luogo.

Pensò la donna.
Era pur vero che per lei le battute erano sempre inutili e fuori luogo, quindi quel commento faceva poco testo.
Non ebbe nessuna reazione, limitandosi a concentrarsi sul composto al quale stava lavorando, e che prese a mescolare con un cucchiaio di legno fatto di acero, probabilmente.

Scherzi a parte, credo di poter condividere una tale similitudine, almeno osservandola così, di prim'occhio...
Nella vita è importante rialzarsi sempre, anche dopo la caduta più brusca, non rimanere per terra arrendendosi alla gravità e alle difficoltà, ed è quello che nel mondo naturale fa un bambù, e che probabilmente nel nostro fa lei, signorina Vilvarin!


Rialzarsi sempre.
Già, lei lo aveva fatto. O meglio, sentiva di averlo fatto.
Perché alla fine, tutto ruotava intorno a quei tre anni bui della sua vita. Tre anni dove aveva incontrato persone e fatto cose che, probabilmente, l'avevano cambiata. E sapeva, dentro di sé, di essere stata presa a schiantesimi, metaforicamente s'intende: eppure era ancora lì, ancora decisa a studiare, ancora decisa a creare e a superare i propri limiti.
Aveva ancora molto da imparare sui bambù e sulla loro filosofia di vita, ma ci stava provando.
Ciò che Lindë disse dopo a Dylan fu la dimostrazione della sua incapacità di filtrare i pensieri per porli in modo più gentile: gli disse palesemente di non trovarlo adatto, a parer suo, per la posizione che ricopriva; inutile dire che il giovane uomo non la prese bene.
Il suo viso, era facile capirlo, non sapeva mascherare le sue emozioni: e per quanto si esibisse in un sorriso, esso era carico di tristezza e forse anche di delusione.

Si, è vero, ho molto da imparare e si, crescere è addirittura solo l'inizio a mio parere.
Non sarò ancora capace di essere fermo, né sarò un luminare della mia materia o un uomo cresciuto in anticipo, ma ci metto il cuore, la volontà e l'impegno costante, oltre all'umiltà di essere sempre pronto ad imparare dagli altri... Crede sul serio che non mi basterà nemmeno tutto questo signorina Vilvarin?
Che non è abbastanza almeno per... tentare?


Sulle prime non capì il fine di quelle parole: cercava davvero un suo parere? Voleva davvero che lei, Lindë Vilvarin, la stronza ed acida Erbologa - sì, sapeva come veniva considerata dagli studenti per quanto la cosa non le importasse più di tanto - gli dicesse cosa ne pensava?
Si fermò quasi di colpo, interrompendo il suo lavoro, ed alzò gli occhi su di lui.

Non si deve mai chiedere il permesso per tentare.

Una frase che poteva voler dire tutto o niente.
Nel suo caso, ciò che la donna intendeva era semplicemente che non doveva porsi quel problema, che non era quello il punto focale del discorso.
Abbassò lo sguardo sulla ciotola, che spostò poi al sole tentando di smuoverla il meno possibile; poi, si volse ancora una volta verso il ragazzo.

Se lei è qui, è perchè la Preside ha ritenuto che lei fosse il migliore nel suo campo.
Non si tratta di crescere in anticipo o di essere il più dotto, ma di essere consapevoli del ruolo che si ricopre.
Davanti a me non c'è un Alchimista, c'è un ragazzino spaesato continuamente alla ricerca di risposte. Dentro quel Castello ci sono altrettante centinaia di studenti spaesati che si pongono le stesse domande: la differenza? Lei qui è un professore, una guida.
Deve diventare un esempio per quei ragazzi ed in fretta se vuole che la seguano, che la ascoltino, che la trattino col rispetto che merita.


Un discorso strano e sconclusionato, forse, ma di sicuro lungo.
Una novità per chiunque compresa la stessa Erbologa, che si sentiva quasi stanca per tutto quel parlare, come se le sue corde vocali non fossero più abituate.
Non sapeva nemmeno da dove le uscissero tutte quelle frasi, ma le pensava, e lei ne era l'esempio vivente: potevano chiamarla acida o stronza, ma nessuno metteva in dubbio il suo operato e la maggior parte dei suoi studenti, quelli davvero interessati all'Erbologia, cercavano d'imparare il più possibile da lei - per quanto fosse lei stessa spesso a mandarli via bruscamente.

Lei parla di "impegno costante" ... è un termine fin troppo relativo.
Quanto tempo ha passato a studiare il carattere dei suoi colleghi per capire come approcciarvisi? Quante ore ha passato con gli studenti della sua Casata per conoscere i loro nomi a memoria? Quanti fascicoli ha spulciato nell'ufficio della Preside per capire chi nella sua classe ha le potenzialità per diventare un grande Alchimista?


Forse lapidaria, forse crudele, ma per lei impegnarsi costantemente in qualcosa equivaleva a vivere solo per raggiungere il proprio obiettivo, e non era sicura che Dylan lo facesse al 100%.

Se lei è sicuro di sé, di ciò che vuole fare ed essere nella vita, non le servirà nulla di tutto questo: i professori l'accetteranno per quello che è, odiandola od amandola a seconda dei casi, e gli studenti la riconosceranno come guida, come superiore.
Ma per il momento, ai miei occhi non c'è niente di tutto questo nella persona che ho di fronte: cerchi di capire cosa vuole dalla vita, domande a cui comunque dovrebbe essersi dato risposta già da un po' di tempo, e quando l'avrà fatto s'impegni per diventare il migliore.


Aveva parlato in quei pochi minuti più di quanto avesse fatto negli ultimi mesi.
La cosa la turbò parecchio, al punto da spingerla ad avvicinarsi ad alcune palme sulla sinistra come per volersi rifugiare tra esse.

Io ho sempre saputo di volermi dedicare alle piante, è questo il mio obiettivo. E' ciò che mi fa sentire viva, è il mio scopo, è il rimpianto più grande che potrei mai provare se dovessi fallire.
E il suo, qual è?
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Messaggioda Dylan » 16/06/2012, 15:28

Pensava di aver fatto un ragionamento esatto, un ragionamento giusto nei limiti della comprensione umana e dello svolgimento del pensiero comune, dove gli sforzi venivano premiati perché essi conducevano a dei risultati, non la presunzione di essere depositari di verità assolute o di percorsi di vita pre impostati, da chi poi.
Dylan aveva ancora molto da imparare, molto da comprendere dalla persone davanti a lui, come se fossero lezioni costanti e continue, come se fossero dei consigli preziosi da riparare nella cassaforte della sua esperienza e per quanto si sforzasse di aprirla quanto più possibile per far entrare tutto, spesso si accorgeva che per far passare tutte le idee altrui qualche parola finiva per sfuggire alla cassaforte e andare a tagliargli la pelle, come in quel caso avvenne col discorso che fece Lindë, lapidaria, ferma sulla sua convinzioni e gelida nello sguardo come se stesse fissando per certi versi il suo peggior nemico, e a giudicare da quanto amore possedesse per le piante e da quanto tempo avesse sentito che passava nelle serre lontano dagli altri, Dylan non escluse di essere molto vicino alla realtà con quella sua impressione.

Non si deve mai chiedere il permesso per tentare.

Cosa?

Preso in contropiede, non immaginava che si preoccupasse di rispondergli, anche perché non era obbligata, invece la ragazza, la professoressa più giovane di lui ma solo all'anagrafe, lo sorprese facendo qualcosa per la quale non era costretta assolutamente.

Se lei è qui, è perchè la Preside ha ritenuto che lei fosse il migliore nel suo campo.
Non si tratta di crescere in anticipo o di essere il più dotto, ma di essere consapevoli del ruolo che si ricopre.
Davanti a me non c'è un Alchimista, c'è un ragazzino spaesato continuamente alla ricerca di risposte. Dentro quel Castello ci sono altrettante centinaia di studenti spaesati che si pongono le stesse domande: la differenza? Lei qui è un professore, una guida.
Deve diventare un esempio per quei ragazzi ed in fretta se vuole che la seguano, che la ascoltino, che la trattino col rispetto che merita.


Vuole dire che non sono così tanto diverso dal ragazzino che si è diplomato qui appena pochi anni fa?

Lei parla di "impegno costante" ... è un termine fin troppo relativo.
Quanto tempo ha passato a studiare il carattere dei suoi colleghi per capire come approcciarvisi? Quante ore ha passato con gli studenti della sua Casata per conoscere i loro nomi a memoria? Quanti fascicoli ha spulciato nell'ufficio della Preside per capire chi nella sua classe ha le potenzialità per diventare un grande Alchimista?


Sono... Sono solo due giorni che... Ma, forse ha ragione...

Se lei è sicuro di sé, di ciò che vuole fare ed essere nella vita, non le servirà nulla di tutto questo: i professori l'accetteranno per quello che è, odiandola od amandola a seconda dei casi, e gli studenti la riconosceranno come guida, come superiore.
Ma per il momento, ai miei occhi non c'è niente di tutto questo nella persona che ho di fronte: cerchi di capire cosa vuole dalla vita, domande a cui comunque dovrebbe essersi dato risposta già da un po' di tempo, e quando l'avrà fatto s'impegni per diventare il migliore.


...

Io ho sempre saputo di volermi dedicare alle piante, è questo il mio obiettivo. E' ciò che mi fa sentire viva, è il mio scopo, è il rimpianto più grande che potrei mai provare se dovessi fallire.
E il suo, qual è?


La riflessione su quelle parole durò così a lungo che Dylan pensò quasi di essersi estraniato dal mondo per diversi minuti.
Il nostro ragazzo non era inscalfibile, anzi, era molto vulnerabile su certi discorsi, certe inclinazioni, certi punti di vista, ma allo stesso tempo non dimenticava mai le proprie idee, ciò che lo rendevano diverso dagli altri.
Nessuno sapeva in tutto e per tutto come agire, come essere, come risultare l'eccellenza in ogni campo e in ogni frangente della vita e probabilmente lo stesso valeva per la professoressa Vilvarin.
Di sicuro però, la ragazza dai capelli scuri e gli occhi freddi conosceva il suo destino, il suo percorso, un vantaggio sicuramente grosso rispetto al nostro alchimista, che però si limitò a fare un debole sorriso di consapevolezza, tornando a guardare la ragazza umilmente ma con una luce forte e brillante negli occhi, quella luce ottimista di chi forse sa che ha ancora tanto da fare ma che ha le giuste energie per farlo.

Grazie signorina, quello che mi ha detto è molto importante e niente le imponeva di porre attenzione anche su di me oltre che al suo lavoro, per questo le sono riconoscente.
Fatto sta però, che una risposta alla sua domanda vera e propria io non ce l'ho, poiché se due cose che sento di saper fare meglio nella vita e che immagino facciano parte del mio destino sono "disegnare" e... "imparare".
E intendo farlo, da lei, dai ragazzi, da tutto.
Il mio percorso di scuola è finito, non posso certo rimanere studente a vita, ma questo castello ha ancora molti insegnamenti da offrirmi, devo solo raccogliere questi semi una volta che saranno germogliati a dovere, utilizzando una metafora che penso le possa piacere.


Gli occhi suoi si spostarono su un vaso, esso pieno solo di terra bagnata.
Era certo che sotto quella terra ci fossero dei piccoli semi in attesa di schiudersi e crescere, altrimenti perché trovarsi lì?
Lui si sentiva esattamente come quei semi, per questo come di istinto si inginocchiò di fronte a quel vaso sfiorandola con le dita e poi sfiorando senza toccare del tutto con il palmo la terra calda che vi era all'interno.
Gli occhi appena lucidi, si, un sentimentale e romantico, ma subito dopo di nuovo al suo posto, in piedi a fissare la Vilvarin per non mancarle di rispetto.

Ha ragione, devo imparare non facendo però capire agli studenti che ho ancora così tante lacune da colmare e cercare intanto di riempirle il prima possibile, grazie ai suoi consigli e a quelli delle persone che mi sono attorno lo farò.
So quello che voglio fare: dare libero sfogo alla mia fantasia e germogliare presto, semplicemente, non so ancora che fiore o pianta sarò, mentre lei... Beh lei è un meraviglioso e rigoglioso bambù, forte e volenteroso a non spezzarsi.
Per questo non la invidio ma come dicevo prima... La ammiro.


Un sorriso più gentile, più aperto e solare, quello di chi sente assolutamente di non provare emozioni negative verso chi ha di fronte, anche perchè non ne avrebbe alcun bisogno, data la persona speciale che era quella specialista in erbologia.
Si accorse comunque che forse aveva esagerato, rimasto lì per troppo tempo e quella che doveva essere solo una piccola visita di conoscenza si era trasformata in un modo per impegnare troppi minuti a fare conversazione e a ridurre l'attenzione sulle cose che per la signorina forse era realmente più importanti.
Fece qualche passo indietro, voltandosi poi per cominciare a dirigersi verso l'uscita delle serre, non dimenticandosi ovviamente di salutare, infatti giunto accanto allo stipite dell'uscita, si voltò ancora una volta guardandola ancora appena sorridente con il sole che baciava il suo viso e quello di lei, facendole risplendere quegli occhi che notava ancora troppo spenti e poco propensi a brillare di serenità, ma forse era solo una sua impressione.

Conoscere i nomi, guardare le cartelle, non esiterò ancora un secondo, signorina...
Spero tanto un giorno di scoprire di essere un margherita o una violetta o perché no, sarebbe fantastico scoprire di essere del vischio...
Mi raccomando però, semmai un giorno dovesse sentirsi una calendula, per quanto poco ci conosciamo, pensi anche a me, per qualsiasi cosa...
Arrivederci professoressa Vilvarin!


Dicendo questo, non pensando nemmeno di doversi soffermare sul significato di quella frase data la grande esperienza sulle piante della docente, il nostro Dylan si allontanò definitivamente dalle serre, sicuro di aver conosciuto una persona incredibilmente forte e capace, caparbia e misteriosa, felice di aver saputo far entrare qualcosa di positivo nella sua cassaforte, pur subendo qualche ferita dalle lame taglienti della lingua della ragazza, ed in più fiducioso del fatto che in un ambiente come quello, se un giorno si fosse trovato a sentirsi a suo agio e allo stesso livello degli altri colleghi, allora voleva dire che era diventato realmente un uomo in piena regola.

Spoiler:
Per la player, qualora non sapesse o non le andasse di cercare in rete:

Margherita: semplicità, innocenza, spontaneità, bontà, freschezza e purezza, amore fedele.
Violetta: umiltà e modestia.
Vischio: Obiettivi raggiunti, superamento difficoltà, vittoria.
Calendula: dispiacere, crudeltà, dolore.
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Messaggioda Lindë » 19/06/2012, 21:20

Grazie signorina, quello che mi ha detto è molto importante e niente le imponeva di porre attenzione anche su di me oltre che al suo lavoro, per questo le sono riconoscente.

Di nulla.

Fatto sta però, che una risposta alla sua domanda vera e propria io non ce l'ho, poiché se due cose che sento di saper fare meglio nella vita e che immagino facciano parte del mio destino sono "disegnare" e... "imparare".
E intendo farlo, da lei, dai ragazzi, da tutto.
Il mio percorso di scuola è finito, non posso certo rimanere studente a vita, ma questo castello ha ancora molti insegnamenti da offrirmi, devo solo raccogliere questi semi una volta che saranno germogliati a dovere, utilizzando una metafora che penso le possa piacere.


Annuì, senza dire niente.
Lo osservò abbassarsi verso un vaso pieno di terra fresca e bagnata. Vi erano dei semi sotto di essa, che lentamente sarebbero germogliati dando vita a qualcosa di unico.
Evidentemente era così che Dylan si sentiva. Un seme che ancora doveva germogliare.

Ha ragione, devo imparare non facendo però capire agli studenti che ho ancora così tante lacune da colmare e cercare intanto di riempirle il prima possibile, grazie ai suoi consigli e a quelli delle persone che mi sono attorno lo farò.
So quello che voglio fare: dare libero sfogo alla mia fantasia e germogliare presto, semplicemente, non so ancora che fiore o pianta sarò, mentre lei... Beh lei è un meraviglioso e rigoglioso bambù, forte e volenteroso a non spezzarsi.
Per questo non la invidio ma come dicevo prima... La ammiro.


Non disse più niente, aveva già parlato anche troppo.
Non rispose al suo sorriso, limitandosi ad annuire leggermente alle sue parole per fargli capire che almeno l'aveva ascoltato. O forse annuiva come gesto automatico, questo lui non l'avrebbe saputo dire.
La cosa sicura era che aveva molto da imparare. Sembrava però volenteroso di farlo, e quello era già un inizio.
Molti arrivati ai 50 anni non ammettevano di essere totalmente ignoranti della vita, quindi lui era già in posizione di vantaggio.
Lo osservò allontanarsi verso l'uscita delle Serre, capendo che finalmente sarebbe rimasta da sola.
Si volse per tornare dalle sue piante, quando la voce di lui la raggiunse ancora.

Conoscere i nomi, guardare le cartelle, non esiterò ancora un secondo, signorina...
Spero tanto un giorno di scoprire di essere un margherita o una violetta o perché no, sarebbe fantastico scoprire di essere del vischio...
Mi raccomando però, semmai un giorno dovesse sentirsi una calendula, per quanto poco ci conosciamo, pensi anche a me, per qualsiasi cosa...
Arrivederci professoressa Vilvarin!


Arrivederci.

Se non altro il significato di qualche pianta la conosceva.
Sì, forse c'era ancora speranza per lui.

[Fine]
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Messaggioda Typhon » 27/06/2012, 22:43

- INTERNO SERRE, MERCOLEDI', 22:15 -


Secondo i calcoli sugli orari e le soffiate ricevute dal guardiacaccia, la professoressa di erbologia dalle 21:30 alle 23:30 se ne stava in giro dalle parti del lago a raccogliere alcune piante acquatiche con ampie proprietà mediche e di ricerca.
Questo ogni Mercoledì sera, il momento migliore per Ty di uscire allo scoperto e dirigersi presso le serre ed eseguire quell'esperimento che teneva in serbo da forse tre settimane a quella parte.
Sapeva alla perfezione che stava violando il coprifuoco, ed anzi, come prefetto avrebbe dovuto anche dare il buon esempio, ma i giorni scorrevano, o meglio, i mesi, e lui non possedeva tutto quel tempo per aspettare che quel maledetto margine di orario impostato per il rientro dei dormitori venisse meno per l'eliminazione della creatura rompi palle nella foresta.
Aveva fatto a cambio di turno di ronda appositamente con Arianna, assicurandole (come se ce ne fosse stato bisogno), che qualora lo avessero beccato in qualche modo, lei poteva tranquillamente dire di non essere al corrente del perché del cambio, così da scagionarsi e non prendersi punizioni per colpa sua.

Mi spiace ma devo capire assolutamente che cazzo di pianta è!

Non aveva altro scopo il prefetto dei draghi se non quello di provare effettivamente che una parte di un composto, più precisamente il quarto su sette, fosse quella che lui aveva intuito dopo essersi ucciso di ricerche in biblioteca spaziando anche nei settori proibiti, sempre fuori orario e sempre con la paura di essere beccato.
Fotunatamente Alexis, la fidanzata, in questo lo aveva agevolato, prelevando qualche testo per lui in via della fiducia che la custode riponeva in lei e facendoglielo consultare per poche ore.
Fu proprio grazie ad uno di questi interventi che Typhon scoprì l'esistenza di quella maledetta pianta "suono-sensibile", la "Gerbera Curalis Maxima", che si diceva avesse delle proprietà estremamente terapeutiche per la cura e la rigenerazione delle ossa fratturate, oltre al tipico colore rosso acceso derivato proprio dalla fioritura di queste piante, l'unico momento in cui si poteva prendere l'estratto ed utilizzarlo come ingrediente per la medicina.
La pianta di per se era di colore blu scuro, ma nel momento di fioritura cambiava colore.
L'unico modo per farla fiorire però era durante la notte e con uno stimolo di tipo sonoro come musica o qualcosa di simile.
Sarebbero bastati anche degli uccellini cinguettanti, ma Typhon aveva preferito optare per portarsi dietro la chitarra.

Ma dimmi tu se adesso mi tocca mettermi a fare anche le serenate alle piante, ma porc...

Maglietta nera, pantalone di egual colore, tutto in abbinato per confondersi nella notte, certo, a parte quei capelli luminosi e sgargianti sotto la luce della luna che di certo non si sarebbe mai scolorato, nemmeno per passare maggiormente inosservato.
La chitarra nella mano destra e nella sinistra un blocco per gli appunti per segnarsi tutti i passaggi di stato della pianta e la conferma o confutazione delle teorie fino a quel momento pensate e sistemate.
Non si era fatto aiutare da nessuno, proprio nessuno, voleva fare tutto da solo, completamente.
Voleva dimostrare a tutti i costi cosa significasse non solo sfidare un drago, ma sfidare Typhon Seal.
Arrivato dentro le serre, fece cautela ed attenzione che effettivamente non ci fosse nessuno, e pareva fosse così.
Un'occhiata qua e là, mentre camminava piano osservandosi attorno con il solo ausilio della luce lunare, ma non ci mise molto ad individuare il fiore del quale necessitava, anche perchè fortunatamente era uno dei pochi salvati dall'incendio di qualche sera prima.

Bingo.


Immagine


Si avvicinò a piccoli passi ancora fino allo stelo lungo di quel vegetale che assonnato e tranquillo se ne stava con i petali chiusi contemplando il silenzio tombale che regnava in quella serra salva per miracolo.
In effetti si trovava abbastanza vicino alla foresta, quindi l'esser scampata all'incendio era stata davvero una fortuna.
Il peccato grosso era che Typhon sapeva bene che un tempo avrebbe avuto maggiori facilitazioni a sistemare quella faccenda, visto che era solito per la Vilvarin addentrarsi nella foresta e rimanerci anche fino a tarda notte, a volte prime luci dell'alba.
Invece adesso gli toccava sbrigarsi, circa un'ora di tempo e poi subito via di lì.
Lo sgabello usato dalla docente probabilmente per potare le foglie non era molto distante, il ragazzo lo prese al volo e si sedette iniziando ad accordare la chitarra, mentre posava al contempo il quaderno degli appunti non molto lontano, sopra un vaso ancora piena solo di terriccio ma che con molta facilità e conoscendo le capacità della professoressa, presto avrebbe contenuto come minimo un baobab.

Allora, vediamo di intenderci fiorellino dispettoso ed esigente...
Io adesso canto e suono e tu ti apri, intesi?
Già non avrei molta voglia di cantare e suonare sopratutto perchè l'unica canzone che ha una melodia abbastanza tranquilla l'avevo dedicata alla mia ex, quindi vedi di collaborare e fare in fretta, chiaro?


Immagine


Parlava forse per mandar via un poco di nervosismo o forse anche qualche accenno di ansia e malinconia latente nel suo cuore.
Forse ciò che lo faceva stare peggio dentro era che la canzone che stava per iniziare a cantare l'aveva scritta per Arianna quando ancora erano nemici, quando ancora non avevano il coraggio di avvicinarsi.
Quando ella gli raccontò che Vergil si era fatto beccare a cantare una cosa analoga, gli era tornata la memoria per quella sua canzone scritta tra il quarto e il quinto anno, quando le stanze loro erano ancora così lontane che essere sicuri di non essere sentiti era pressoché semplicissimo.
Sospirò a lungo una volta finito di accordare lo strumento, fissando quel fiore come se fosse il suo più acerrimo nemico, già, non avrebbe voluto iniziare a cantare, a suonare, a muovere le dita su quella chitarra, sopratutto perchè per certi versi gli pareva quasi di tradire Alexis, anche se non era assolutamente così.
Il cuore batteva forte mentre si preparava e avrebbe battuto fortissimo anche durante la stessa canzone, ma quello era solo per un esperimento e se anche avesse sentito emozioni nascere dalla sua anima, sapeva bene che erano emozioni che adesso non avevano più ragione di esistere, poiché per Arianna Ricciardi un posto nel cuore lo avrebbe sempre riservato, ma niente di più, no, assolutamente null'altro oltre ad un piccolo spazio, anche perché, conosceva bene com'era fatta la sua Ary:

Basta che uno ti fa allargare un po' e dopo ti prendi tutto quello che c'è...

Una mezza risata sarcastica e malinconica la sua, la risata di chi sa com'è fatta una persona ma, giustamente come aveva pensato giorni prima nella stanza delle necessità con Alexis, quella bionda folle e imprevedibile non era ancora così tanto comprensibile nella totalità da lui.
Arianna aveva sempre delle sorprese in serbo, non solo per gli altri ma anche per se stessa.
Era una ragazza in continua evoluzione, che cresceva e di pari passo chiudeva ancora di più le porte alla comprensione della gente, un poco come se creasse avanti a se uno scudo naturale anti legilimanzia, o qualcosa di analogo.
Un tempo entrambi sentivano questa cosa l'uno verso l'altro, chissà se adesso lei possedeva ancora quell'opinione di Ty, chissà lei che opinione teneva in generale di lui, più che altro.
Erano rimasti vicini, come prefetti, come amici/nemici, ma in realtà si trovavano a chilometri di distanza, non accorgendosi forse di mancarsi a vicenda, forse un poco, forse ogni tanto, ma per il ragazzo quella rappresentava l'amara realtà del sapere di avere qualcuno così affine a te, così simile ma non uguale.
Non era comunque il tempo per pensarci troppo, mancavano 45 minuti all'arrivo ipotetico della professoressa Vilvarin, quindi, con molta tranquillità e sangue freddo, Typhon fece attenzione con un incantesimo a chiudere le porte delle serre per far si che i vetri ultraspessi ovattassero del tutto il suono all'esterno e prese confidenza con lo strumento, iniziando quindi con lentezza, a cantare in onore di quel fiore blu... E della sua ex fidanzata.

Devo farcela, è solo per farlo schiudere... E' solo per farlo schiudere... E' solo per... Dannazione!


[yt]http://www.youtube.com/watch?v=ZJ3r2RqBdiI[/yt]

Fuoco nel fuoco
sono gli occhi tuoi dentro ai miei
ne basta poco
ed ho già capito chi sei
che cosa cerchi tu da me
che cosa vuoi di più da me
tu vuoi quel graffio al cuore che anch'io fortemente vorrei...


Quanto ci siamo stuzzicati, quanto avremmo voluto lasciarci andare molto prima, ma stolti, idioti e stupidi abbiamo continuato a giocare sapendo bene che eravamo fuoco e col fuoco non si può giocare troppo... Si rischia di scottarsi...


Vorrei morire
sulle labbra rosse che hai
vorrei sentire
i tuoi seni accendersi poi
come due piccoli vulcani
sentirli sotto le mie manie scivolare poi sul pendio
quello dolce che hai... è un incontro d'anime...


E noi ci siamo bellamente scottati... Ogni notte, ogni sera che eravamo così vicini...
Io pensavo... Si lo pensavo, che quella era la notte perfetta...


La notte sembra perfetta
per consumare la vita io e te
c'è un bisogno d'amore sai
che non aspetta...
è un'emozione diretta se vuoi
ma non sarà infinita perché
siamo fuoco nel fuoco ormai
bruciamo in fretta noi...


Ma noi sempre a giocare, sempre a rincorrerci come se pensassimo che il tempo fosse infinito, come se pensassimo che presto o tardi quella fiamma non avrebbe mai smesso di ardere... E invece...
Ma quante cose ci siamo persi, quante...


Fuoco nel fuoco
le passioni tue e le mie
è quasi un gioco sai
mescolare suoni e magie
per far salire l'emozione
salire fino al sole
e ricadere lungo il pendio
quello dolce che hai...
è un incontro d'anime...


Ed ogni sera, ogni fottuta e dannatissima sera che ti presentavi in un modo diverso per farmi morire...
Io lo pensavo, si lo pensavo, che fosse quella la notte... Ma non lo era mai...


La notte sembra perfetta
per consumare la vita io e te
c'è un bisogno d'amore sai
che non aspetta... è un'emozione diretta se vuoi
ma non sarà infinita perché
siamo fuoco nel fuoco ormai
bruciamo in fretta noi...


E così finita, così si è conclusa la nostra favola del peccato...
Con me che molte notti, ancora verso il cielo, credevo ancora di poterti essere vicino, di poter ancora tentare molto, ma non sapevo che oramai era tutto già finito, ci eravamo spenti e la nostra, era solo una luce riflessa di un sogno che non esisteva più già da tempo.


Avvicinerò
tutta la mia pelle al tuo calor latino
io ti sentirò... così ti sentirò...


Assolo di chitarra perfettamente eseguito.
Ogni movimento delle dita era sentio come se al posto delle corde dello strumento ci fossero le stesse del suo cuore, oramai non percepiva più nulla, nemmeno il fiore blu ce nel frattempo, alimentato da quella musica, si stava iniziando a schiudere lentamente, ma proprio come temeva Typhon, oramai, almeno fino al termine della canzone, a lui non sarebbe fregato assolutamente nulla.

Non ti sentirò mai più, come non ti ho mai sentita.


La storia è questa
la notte sembra perfetta così per consumare la vita io e te
siamo fuoco nel fuoco ormai
bruciamo in fretta noi...
Siamo fuoco nel fuoco noi
siamo fuoco nel fuoco noi


Ed ora la nostra fiamma, più pura e meno scottante, si fonde con qualcos'altro, bruciando un altro corpo e un'altra anima... Ne sei felice Ary?
Io si, ma lo ammeto, da una parte, quel fuoco del peccato mi mancherà sempre, come mancherà anche a te...
Addio stronza...


Immagine


La melodia terminò, sfumando lentamente e lasciando che il silenzio tornasse a regnare in quel posto, mentre Typhon riapriva gli occhi tenuti chiusi per tuttala durata della canzone, facendo finta e facendo credere anche a se stesso forzatamente che la lucidità in essi fosse data da qualche insetto maledetto presente sul posto.
Posò la chitarra da una parte, annuendo verso il fiore che se non altro gli aveva fatto il piacere di schiudersi, e subitò afferrò gli appunti, segnando ogni svolgimento di quella fase passo per passo, con i propri commenti ed anche uno schema indicativo di come era fatto l'interno più profondo e puro di quel fiore adesso immensamente scarlatto.
Se non altro era abbastanza contento che le sue ipotesi si fossero rivelate esatte e che fosse davvero quello l'ultimo ingrediente della quarta pozione conferitagli dalla Vilvarin da analizzare e scoprirne tutta la meccanica e gli ingredienti.
Ripose ogni cosa nello zainetto monospalla alla conclusione degli appunti, prendendo un gran bel respiro, anche perchè adesso doveva prepararsi ad andarsene di corsa ed anche facendo attenzione a non farsi beccare da nessuno.
Recuperata anche la chitarra, si volse ed iniziò a prendere passo diretto all'uscita, bloccandosi però quasi subito, impietrito e a dir poco fulminato, con la sudorazione fredda e gli occhi sbarrati.
La porta delle serre era aperta, non si era accorto che qualcuno era entrato, forse troppo preso dalla canzone, e quel qualcuno se ne stava proprio in fronte a lui a fissarlo.
Altri non poteva essere che...

MERDA!
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Messaggioda Lindë » 28/06/2012, 13:27

Aveva concluso prima, quella sera.
Il caldo era arrivato anche lì, e le piante acquatiche che voleva raccogliere avevano deciso di rallentare il loro processo di fioritura.
A quel punto, rimanere al Lago Nero sarebbe stato inutile.
Soprattutto perché non voleva lasciare sole le sue piante troppo a lungo. Da quando quell'incendio aveva quasi distrutto tutto il suo mondo, Lindë faceva ancora più fatica ad uscire dalle Serre. Vi era stata lontana giusto il tempo per curare i quattro feriti, ma poi era subito tornata nel suo mondo.
Qualcosa era cambiato dentro di sé però, lo sentiva. E per la prima volta sentiva di provare riconoscenza verso qualcuno di umano: Vastnor. Era stato lui a salvare le sue piante, e non sapeva nemmeno perché.
Scosse il capo mentre rientrava nella sua "casa", abbassandosi lentamente il foulard nero che aveva applicato sui capelli perché non le dessero fastidio.

Immagine


Non le ci volle molto per capire che qualcuno era entrato nella Serra.
La porta leggermente aperta, ed una voce all'interno, che cantava. Alzò un sopracciglio, facendo qualche passo silenzioso all'interno del suo mondo: il ragazzo che suonava la chitarra non si accorse di niente, troppo concentrato a...

Vuole far schiudere la Gerbera con la musica.

Pensò Lindë, una punta di ammirazione per il Dragargenteo che, anche di spalle, era perfettamente riconoscibile: Seal, ovviamente. Chissà a che punto era con le pozioni.
Attese, silenziosa, che lui finisse: le braccia incrociate all'altezza del seno, lo sguardo fisso su di lui, impassibile, fiero. E quando lui si volse, con quell'espressione stupita e forse terrorizzata... lei non lo degnò di uno sguardo, camminando verso di lui, oltrepassandolo ed avvicinandosi alla Gerbera per osservarla da vicino, sfiorandone i petali delicatamente.

... ottimo lavoro.

Si volse allora, verso di lui, sfilandogli il quaderno per gli appunti che teneva tra le mani per sfogliarlo: quattro pozioni su sette, almeno così sembrava aver segnato Typhon. Voltando le pagine, Lindë poté scoprire così quali ingredienti, secondo il ragazzo, servivano per le diverse pozioni.
Non li aveva riconosciuti tutti, alcuni erano sbagliati, ma in generale era andato meglio di quanto si sarebbe aspettata. Alzò lo sguardo su di lui, richiudendo il quaderno con uno scatto per riconsegnarlo nelle sue mani.

Inutile dirle che l'orario del coprifuoco è passato da un pezzo.

Gli disse, atona, mentre si avvicinava ad un cassetto per aprirlo, ed estrarne un piccolo libricino che porse al ragazzo, fissandolo dritto negli occhi un istante per poi avvicinarsi al suo tavolo da lavoro ed iniziare a tirare fuori mortaio, pestello, terra e radici.

Qui ci sono gli appunti da me scritti su tutte le pozioni che ho creato e che le ho dato da analizzare.
Voglio che lei li studi attentamente Seal, e che sia pronto per tornare qui a lavorare le ultime due settimane di Agosto
- si fermò, alzando gli occhi sul ragazzo - Non ho intenzione di avere come assistente qualcuno che non sa come si lavora con me. Adesso se ne vada, prima che qualche altro professore si accorga della sua presenza fuori dal Castello.
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Messaggioda Typhon » 29/06/2012, 13:14

Non solo era stato beccato in pieno, ma in più anche dall'ultima persona che avrebbe voluto trovarsi davanti.
La docente di erbologia se ne stava lì, a fissarlo con aria di sufficienza, di certo non alterata, almeno a guardarla, era anche vero però che la donna non fosse proprio limpida nelle espressioni e nel dimostrare gli stati d'animo col prossimo, dunque poteva benissimo voler dire che si trovava lì lì per espellerlo all'istante dalle serre e dalla scuola.
Fece qualche passo avanti e continuò a guardarlo con assoluta freddezza e gelo, l'unica cosa che il ragazzo dovette obiettivamente riconoscerle era che vista con quelle vesti e con la luce della luna mostrava una bellezza molto singolare, anche se non era di certo il momento adatto per simili commenti interni.

Inutile dirle che l'orario del coprifuoco è passato da un pezzo.

Non rispose, non disse una parola, soltanto rimase imperterrito a fissarla e a fissare i suoi movimenti.
Non sembrava arrabbiata, o meglio, al momento non sembrava fregarsi molto di lui e di quel fatto, di quella evasione dalle regole.
Avvicinatasi ad un cassetto ne prese un libro di medie dimensioni, molto compatto e che sembrava essere stato scritto con calligrafia piccola e sottile proprio per farci entrare più informazioni possibili.
Quello stesso libro gli venne presentato avanti circa pochi istanti dopo e nel mentre Typhon si preoccupava di prenderlo con curiosità, Lindë ne approfittava e in velocità lo privava del quaderno di lui dove aveva recato i vari appunti riguardanti le pozioni dategli dalla professoressa circa tre mesi prima, cominciando a dar loro un'occhiata attenta.

Ehi, non ho mica finito, devo ancora scriverci sopra i...

Qui ci sono gli appunti da me scritti su tutte le pozioni che ho creato e che le ho dato da analizzare.
Voglio che lei li studi attentamente Seal, e che sia pronto per tornare qui a lavorare le ultime due settimane di Agosto.
Non ho intenzione di avere come assistente qualcuno che non sa come si lavora con me. Adesso se ne vada, prima che qualche altro professore si accorga della sua presenza fuori dal Castello.


Le parole gli morirono lì, in gola, o forse ancora nei polmoni.
Non pensava di aver sentito realmente bene, di aver capito effettivamente con esattezza il concetto espresso dalla donna, eppure da un certo punto di vista non si poteva proprio scambiare per altro.
La Vilvarin gli aveva dato direttamente il consenso di essere suo assistente al termine dello studio di suoi appunti personali a prescindere dalle pozioni e dall'essere riuscito o meno a trovarne tutti gli ingredienti?
Typhon di istinto si guardò attorno, dubitando fortemente che potesse esserci una sorta di scherzo in atto, visto anche il tipo di persona che lo stava facendo.
Tornò a fissarla, osservando nel contempo ad altalena anche il libro ricevuto, mentre nella sua mente si malediceva perché andare fin lì a contare come uno sciocco quindi non era servito quasi a niente.

Però forse se non mi fossi fatto trovare qui, magari... Incredibile, ma che le è preso?

Come mai un cambio di idee così repentino?
La prego non mi dica che non sono affari miei, è una semplice curiosità...


Attese che eventualmente la professoressa rispondesse, che fosse stata una spiegazione lunga oppure secca e monosillabica, non gli importava, però voleva sapere, voleva comprendere realmente cosa la avesse spinta a dargli immediatamente quell'occasione, fermo restando che avrebbe dovuto studiare quegli appunti meglio anche di un qualsiasi altro libro scolastico, ma non era affatto un problema per Typhon Seal.
Per lui adesso c'era soltanto la possibilità di approdare nel mestiere che sognava da tempo, il resto erano solo mezzi utilizzabili e per nulla pesanti per portare a termine lo scopo, nulla di più, nulla di meno.

In ogni caso, sono felice di questa sua scelta prof... Ammetto che mi ha sorpreso, in positivo ovviamente...

Si avvicinò di qualche passo alla pianta rossa, o meglio, rossa da poco, toccandone appena lo stelo, come fosse una carezza o qualcosa di simili, forse solo un semplice gesto di ringraziamento anche verso di lei, per averlo aiutato ad essere lì quella notte, magari proprio perché se non fosse andato lì a quell'ora non sarebbe con il libro della professoressa in mano e la promessa di essere suo assistente, finalmente.
Quella carica valeva di più di quelle ricevute in passato.
Era già stato assistente nel corso dei tre anni precedenti, ma quella volta aveva un peso diverso, una misura diversa, un onore difficile da spiegare.
Non lo avrebbe mai ammesso apertamente, in fondo era pur sempre un drago, ma la luce nei suoi occhi dava molto ad intendere di quella sua visione dell'evento.
Infatti quello che disse poco dopo non solo fu una prova lampante di quello che sentiva, ma inoltre lasciava intendere quanto si stesse sforzando per dire una cosa del genere, una domanda che forse non aveva mai pronunciato in vita sua, a nessuno.

Come posso... Umpf... Ringraziarla?

Unica cosa, ringrazio solo che Arianna non è nei paraggi, altrimenti mi sarebbe toccato obliviarla se non ucciderla...
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Messaggioda Lindë » 30/06/2012, 17:40

Come mai un cambio di idee così repentino?
La prego non mi dica che non sono affari miei, è una semplice curiosità...


Doveva immaginare che le avrebbe fatto quella domanda.
D'altronde avendogli detto di no in modo secco la volta prima, era strano che ora lo prendesse come assistente.
A Lindë non piaceva particolarmente dare spiegazioni sulle proprie azioni. In quel caso però avrebbe dovuto fare un'eccezione.

E' venuto a cantare solo per far schiudere una pianta.
Non è da tutti. Si merita almeno una chance.


Rispose la donna, atona.
Sarebbe stato complicato spiegare a Typhon quali motivazioni ci fossero dietro oltre a quello. Forse perché nemmeno lei se le sapeva spiegare davvero.
Meglio rimanere in silenzio. Il Drago se le sarebbe dovute far bastare.

In ogni caso, sono felice di questa sua scelta prof... Ammetto che mi ha sorpreso, in positivo ovviamente...

Ogni tanto capita.

Di sorprendere, intendeva.
Non era quel tipo di persona da sorprendere spesso coi propri gesti. Forse per questo, quando le capitava, aveva ancora più peso.

Come posso... Umpf... Ringraziarla?

Non metta più piede nelle Serre senza il mio permesso.
Arrivederci, Seal.
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Messaggioda Typhon » 30/06/2012, 23:11

Gli occhi della professoressa brillavano di una luce diversa.
Aveva sentito dire per i corridoi che nelle lezioni appariva leggermente più propensa a rispondere alla domande (quelle più intelligenti ovviamente) ma non vi aveva dato troppo peso, forse per via del suo scetticismo cronico.
Eppure in quell'istante dovette completamente ricredersi, lei lo stava osservando con un occhio diverso e Typhon non perse l'occasione per rispondere a quello sguardo fulmineamente, come a volerle far capire che recepiva quel contatto diverso, più stretto, forse più umano, da parte di Lindë.

E' venuto a cantare solo per far schiudere una pianta.
Non è da tutti. Si merita almeno una chance.


Non se ne pentirà prof, questo è un dato sicuro.
Sarò la sua ombra, nel senso che sarò tanto discreto quanto attento, si renderà conto dell'ottimo acquisto molto presto...
Comunque glielo ripeto, mi ha sorpreso...


Ogni tanto capita.

No, non era mai capitato prima, quindi deve essere cambiato qualcosa, ne ho la certezza...
Anche la sua espressione, il suo viso, sono molto più... Ecco diciamo, forse più aff-...


Stava portando avanti quella frase entrando in un terreno molto pericoloso, non certo perché volesse provarci con la professoressa ma forse perché una simile verità sparatale così senza preavviso e poi con così poca confidenza avrebbe potuto far tornare la Vilvarin sui suoi passi molto facilmente.
Era meglio non procedere oltre con quella parola, meglio trovarne un'altra, un altro aggettivo molto simile ma molto più rispettoso che non intendesse la capacità della donna di attrarre a se le attenzioni di un uomo, o nel suo caso, un ragazzo troppo maturo per la sua età.

... Sereni, ecco si, rilassati.
Pienamente rilassati!


Si, quello doveva andare bene, in fondo non era troppo sfrontato e gli avrebbe assicurato di aver salva la pelle.
Quello che forse dopo risultò ancora più difficile fu proprio trovare un modo come un altro per chiederle un ringraziamento adeguato a quell'onore.
Essere suo assistente non era uguale agli anni passati, questo lui lo percepiva bene e giustamente, quindi evitando di mentire a se stesso si sentì in obbligo di provare a far capire alla donna quanto fosse importante per lui quel privilegio.
Alla fine, optò per la domanda più diretta e obiettiva possibile che gli passasse per la testa, cioè come potesse fare per ringraziarla, e seguì una risposta che confermò nuovamente il modo di fare della professoressa chiaro, pratico e di poche parole ma messe al posto giusto.

Non metta più piede nelle Serre senza il mio permesso.
Arrivederci, Seal.


E io che pensavo di costruirmi un'apposita brandina, tipo amaca esotica, comprende?
Vorrà dire che abbandonerò questo mio progetto... Arrivederci prof, o per meglio dire... Capo!


Eseguì verso di lei un saluto simile a quello militare babbano, come un tenente che da il suo saluto ad un maggiore, facendole un sorriso sincero, ancora di ringraziamento, come se fosse una sorta di messaggio fra loro in codice.
Non sperava che da un secondo all'altro le cose si sarebbero avvicinate tra loro ma in un certo senso sapere che adesso tutto quanto poteva risolversi in meglio col trascorrere del tempo lo faceva sentire più leggero, più invogliato a continuare il suo percorso.
Riprese la sua chitarra, i suoi appunti e quelli lasciatigli dalla erbologa, avvicinandosi all'ingresso delle serre.
Per quella volta era scampato da punizioni di qualsiasi genere, o meglio, adesso doveva solo concentrarsi per far si che non lo beccasse nessuno.

Notte!

Pronunciò soltanto, prima di iniziare a correre e sfuggire allo stesso vento della notte, per raggiungere il castello e una volta lì, esultare da solo e al sicuro da sguardi indiscreti con qualche salto, capriola e magari un goccio illegale di alcolico nascosto, ma quella è un'altra storia.

- FINE -
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Messaggioda Martha » 25/08/2012, 11:17

[Sabato Pomeriggio - Ore 16:00 p.m. - Ufficio di Pozioni/Serre]


Sembrava che quella giornata calda e soleggiata sarebbe stata una delle ultime, ora che l'estate volgeva ormai al termine. La giovane insegnante di Pozioni era rientrata da poco dalla sua tenuta nelle campagne londinesi, una vacanza passata poco a rilassarsi e molto a completare le proprie ricerche. Tuttavia il suo rientro anticipato ad Hogwarts era per lei una tappa obbligatoria, in quanto fermamente convinta che per istruire al meglio i suoi giovani allievi lei avrebbe dovuto essere la prima a farsi trovare sempre pronta e preparata. Per questo, una volta rientrata, aveva fatto un punto della situazione sui vari programmi dei diversi anni, controllato che le scorte fossero piene e assicurato che tutto fosse al proprio posto. La fredda efficienza era una delle caratteristiche che più spiccavano in lei e che molti avevano avuto il piacere (o dispiacere a seconda dei casi) di notare. Ed era proprio quella efficienza così compita e austera che la spingeva ora, nel primo pomeriggio di una giornata d'agosto, a controllare per l'ennesima volta che la propria dispensa fosse completa di ogni ingrediente necessario. Stava ritta, in piedi di fronte allo scaffale, sul piccolo nasino dritto e appuntito capeggiavano un paio di occhialetti tondi, molto fini e sottili. I capelli, quel giorno leggermente ricci, erano raccolti in un morbido chignon, che le incorniciava delicatamente il viso. Il suo completo era composto da una giacchetta color crema, leggermente sbottonata, e dei pantaloni neri lunghi e stretti che concludevano con un paio di scarpe nere aperte e col tacco.

Immagine


Il dito indice scorreva lungo una sequela di boccette di tutte le dimensioni e colori, mentre sotto ognuna un'etichetta indicava nome e proprietà di ogni componente.

Dunque...
Aconito...
Alioto...
Algabranchia...


stava elencando, mentre a pochi passi da lei una pergamena stava sospesa a mezz'aria, segnando tutto ciò che la donna diceva

Belladonna...
Bubotubero...
Dittamo...


e così avanti, ancora e ancora, fino a quando il suo sguardo non si arrestò su una boccetta all'apparenza vuota.

Mandragola! Questa non ci voleva...


Le radici di Mandragola erano un ingrediente fondamentale per molte pozioni, utilissime nel loro uso, ma difficili da reperire. C'era bisogno di un lungo processo di coltivazione, prima di poterne utilizzare anche solo una parte. La donna si ritrovò a fissare quella boccetta, pensierosa, mentre con un colpo di bacchetta della mano destra fece svanire la pergamena.

La cosa migliore è andare a chiedere alla professoressa Vilvarin...chissà se è già rientrata dalle vacanze... si disse fra sé, pensierosa, afferrando la boccetta vuota, posando gli occhiali sulla scrivania e uscendo fuori dal suo ufficio privato. Percorse con molta calma il tragitto che l'avrebbe portata fuori nel giardino. Il castello in quel periodo era quasi completamente deserto, sebbene ormai si sentisse nell'aria l'imminente riapertura della scuola, che presto avrebbe ritrovato la propria vitalità e vigore. Martha non si rese conto tuttavia del sole che splendeva alto nel cielo, della luminosità della giornata o dei campi verdi che splendevano. Sembrava che tutto il suo mondo girasse intorno alla propria professione, una costante ricerca di auto-miglioramento che le impediva di concentrarsi su altro che non fosse l'argomento della materia che insegnava. Ciò l'aveva portata ad avere pochi contatti con gli altri docenti, sancendo con essi un rapporto di fredda cortesia e limitato alle norme della buona educazione, almeno da parte della donna. Solo Lindë e qualche altro docente poteva vantare di avere con lei uno scambio di parole che andasse oltre al "Buongiorno" e "Buonasera", dovuto al fatto che per poter concludere le proprie ricerche la docente di Pozioni aveva bisogno di ingredienti che spesso solo l'insegnante di Erbologia poteva procurarle. Finalmente, una volta uscita dal castello, la donna si diresse immediatamente verso le Serre, impensierita all'idea che sarebbe entrata in un luogo sporco e pieno di terriccio con quei vestiti addosso, ma senza batter ciglio. Se ne sarebbe occupata con un colpo di bacchetta una volta uscita da lì. Quindi, con tutta la cortesia da lei conosciuta, bussò alla porta della Serra, attendendo che dall'interno si levasse una voce, invitandola ad entrare. Era cosa ormai risaputa che la giovane donna passasse la maggior parte del proprio tempo in quel luogo. Pertanto avrebbe aspettato di vedere se ella si trovasse veramente lì; in caso di fallimento, avrebbe provato nell'ufficio della Vilvarin, invece, nella speranza che Lindë fosse ad Hogwarts in quel momento...
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