I dieci fiori più rari al mondo (Parte Prima)
Inviato: 13/01/2014, 16:10
Attendevo i miei studenti all’interno delle Serre, nella numero 6 per la precisione.
Come sempre, d’altronde, da quando Windam aveva celebrato il superamento della mia prova come Terran Verdigris restituendomi i ricordi.
Nessun peso nel trovarmi con loro, nessun fastidio nel dover loro insegnare.
E ormai bene o male tutti si erano abituati alla nuova Lindë.
Anche Typhon, silenzioso accanto a me.
Gli avevo detto che non era più obbligato a starmi accanto durante le lezioni, ma lui aveva ribadito che la cosa gli faceva piacere.
Io, dal canto mio, non avevo alcuna intenzione di cacciarlo.
Sapevo che aveva fatto la sua scelta, alla fine.
E sospettavo che fosse stato aiutato proprio dal Vento in cui lui tanto diffidava.
Ma non avevo detto né chiesto nulla.
Ero tornata a sorridere, ma la discrezione faceva ancora parte di me.
Se e quando si fosse sentito pronto, sarebbe stato lui a parlarmene.
E io l’avrei ascoltato.
La porta della Serra si aprì, e con essa filtrò il vociare degli studenti.
Quasi nessuno più si stupiva nel trovare sempre mezza Foresta Proibita o poco meno accanto a me.
Avevo tentato di spiegare agli animali che era un po’ strano che la professoressa di Erbologia fosse circondata da così tanti esserini.
Sarebbe stato più logico che questo accadesse per il docente di Cura.
Ma poi avevo visto uno scoiattolino quasi in lacrime, e avevo ritrattato tutto.
Se volevano stare con me, che lo facessero.
Confidavo nel fatto che nessuno degli studenti avrebbe fatto domande.
C’era anche da dire, comunque, che ero riuscita a trovare un compromesso.
La Serra 6, infatti, era l’unica con un patio esterno e scoperto, dove gli animali potessero stare senza intralciarmi, ma in costante contatto visivo con me.
In fondo dovevo fare lezione, e poi non volevo che le spore dei fiori o delle piante potessero danneggiarli - per quanto, essendo nati in cattività, fosse molto improbabile.
L’avevo fatto anche per permettere a Glaedr, il petauro di Brianna Wollis, di rimanere sott’occhio della padrona.
Era insieme a Gaoth e agli altri sul patio, infatti, e la Delfina avrebbe potuto notarlo senza difficoltà.
Buongiorno a tutti ragazzi!
Avete dormito bene?
Domandai, con un sorriso premuroso.
Alcuni studenti mi parevano un po’ assonnati ancora, in realtà.
Sperai che si sarebbero svegliati in tempo per scoprire quali meraviglie della natura avevo in serbo per loro quella mattina.
Oggi voglio analizzare con voi una classifica molto speciale nel campo dell’Erbologia magica: una lista dei dieci fiori più rari al mondo.
Perché, vi chiederete forse… perché la loro rarità è pari alla loro preziosità nel nostro mondo, e anche perché alcuni di essi sono davvero originali!
Iniziai a dire.
Mi concessi un sorriso verso una teca di vetro coperta da un panno di lino, all’interno della quale si trovavano i fiori che avevo appena citato.
Grazie alla copertura nessuno avrebbe potuto notare che i fiori all’interno avevano avuto un fremito per il mio complimento.
A parte me e Typhon, ovviamente.
Visto che sarebbe pesante spiegarli tutti e dieci in una sola lezione, ho deciso di suddividere la classifica in tre parti, d’accordo?
Bene, partiamo con l’esemplare al decimo posto! Typhon, saresti così gentile da prenderlo e portarlo qui, sul tavolo?
Domandai al Terran del Vento nonché mio Apprendista.
Volevo che poggiasse il fiore sul tavolo di legno di fronte al quale mi trovavo io.
Gli studenti, come sempre, formavano un semi-cerchio intorno a me.
Era il modo migliore per permettere a tutti di osservare le piante senza problemi.
Grazie mille.
Sorrisi leggermente anche a lui, mentre poggiava sul tavolo l’incredibile fiore che mi apprestavo ad analizzare.
Ragazzi e ragazze, vi presento lo Strongylodon macrobotrys, comunemente diffuso col nome di “Vite di Giada”: non lo trovate incredibilmente bello?
Quasi cercai conferma nei miei studenti, per capire se qualcuno di essi era portato per l’Erbologia.
Per me era uno spettacolo fuori dal comune.
E speravo lo fosse anche per loro.
Notate come foglie e fiori sono legati?
I secondi sono queste piccole gemme turchesi, simili nella forma a delle olive, mentre le seconde sono quelle che si generano direttamente dai fiori, e che portano la pianta a risultare pendente, vedete?
La accarezzai con la mano, prima di riprendere a parlare.
Non solo al tatto i fiori risultano incredibilmente duri, e per questo si deve fare un bello sforzo per staccarli dal loro gambo, ma possono svilupparsi fino a coprire, grazie alla foglie, tre metri di lunghezza!
Queste ultime, al contrario, risultano molto delicate: bisogna maneggiarle con cura quando si cerca di raccogliere i fiori, poiché è molto facile che alla fine di fiori non se n’è raccolto uno, ma di foglie se n’è fatte cadere un sacco!
La mia voce si fece più seria, nel pronunciare quelle parole, e al tempo stesso più dolce verso la Vite di Giada.
Percepivo la fragilità di quel fogliame così diverso dal solito, e faceva quasi male.
Questa pianta è rarissima e si trova, in cattività e con pochissimi esemplari, solamente nelle foreste tropicali delle Filippine; è un pianta che non sopporta il freddo, e il cui habitat deve essere impostato ad una temperatura minima di 15°.
Il nome datole dagli indigeni del posto è “tayabak”, ed è il fiore preferito dalle farfalle e dalle api dello Stato; il suo odore è delicato e lievemente dolciastro, ma piuttosto piacevole.
Venite a darle un’occhiata più da vicino, su, ma attenti alle foglie!
Mi feci leggermente da parte.
Lasciai che gli studenti la analizzassero da una distanza minore.
Osservai curiosa alcuni di loro.
Come Alvares, ad esempio.
Era un ragazzino sveglio, e questo non poteva che essere un bene.
Bastava solo un po’ di buon senso.
Li osservai, sapendo che anche Typhon li teneva d’occhio.
Non volevo che qualcuno facesse inavvertitamente male alla Vite di Giada, magari staccandone una foglia.
Ne avrebbe sofferto troppo, ed io con lei.
Bene, e ora passiamo a ciò che più c’interessa: perché è così rara, e a cosa serve nel campo Magi-Erbologico.
Partendo dal primo quesito, il problema della Vite di Giada è la tempistica nella quale essa si sviluppa fino a raggiungere la piena maturità, quando cioè diventa utile per noi: questa meraviglia, infatti, impiega ben 16 anni per svilupparsi, partendo dalla prima foglia che sbuca dal terreno per raggiungere l’apice del suo percorso; non solo, è anche impossibile piantare più di un seme alla volta, poiché tale è la quantità prodotta dalla pianta dopo la sua maturazione.
Naturalmente è possibile usare composti magici e naturali per velocizzarne il processo, ma questo la renderebbe, ahimé, inutilizzabile.
Il che spiegava perché anche io dovevo attenermi a quella regola.
Purtroppo.
Per poterne sfruttare il potenziale, infatti, questo esemplare deve crescere nel modo più naturale possibile: ed in effetti bastano un terreno ben inumidito e ricco di sostanze nutritive per darle questa possibilità, oltre ovviamente alla temperatura minima sopra-citata.
Allo stesso modo, sarebbe possibile dare un aiuto alla pianta per permetterle di produrre più di un seme alla volta, ma solo quello originale attecchirebbe al terreno.
Una limitazione che avevo tentato di superare in mille modi diversi.
E che ancora, dopo anni, mi vedeva uscire sconfitta.
Spostandoci invece verso la risoluzione del secondo quesito, dovete sapere che della Vite di Giada sono i fiori ciò che davvero ci interessa: ne bastano undici per il nostro composto, che dovranno essere raccolti in questo modo.
Da sotto il tavolo di legno presi un oggetto specifico.
Lo alzai verso l’alto, per mostrarlo alla classe.
Si tratta di una pinza di legno di faggio, un materiale piuttosto comune quindi, che dovrà essere lasciata immersa completamente in acqua e miele di arancio per 24 ore prima di esser fatta riposare al Sole per altre 72 ore: solo allora sarà possibile utilizzarla seguendo i movimenti che vi sto per mostrare.
Mi avvicinai alla Vite di Giada.
Allungai la pinzetta verso di essa, puntando un fiore ben preciso, quello che si trovava davanti a me.
E come per magia, i fiori e le foglie che gli stavano accanto… si spostarono.
Come vedete, i fiori reagiscono al legno e alla sua patina di acqua e miele: scostandosi, vi permettono di staccare il fiore senza danneggiare le foglie che lo circondano.
Prendendolo con le mani, infatti, avrei fatto cadere almeno una decina di foglie innocenti.
Così, invece, non ne danneggiavo nessuna.
Afferrai delicatamente ma con mano ferma la gemma turchese tra le estremità della pinzetta.
La tirai verso di me con molta attenzione.
Ed essa si staccò con la sua sola, singola foglia.
Questa era solo una dimostrazione, naturalmente, perché come vi dicevo vi servirebbero undici di questi fiori.
Per cosa? Per creare un decotto dalle proprietà straordinarie!
Esclamai.
Li stavo lasciando un po’ nella suspense, e lo sapevo.
Ma avrei finito presto.
Per la preparazione vi serviranno, come già detto, 11 fiori di Vite di Giada, 20 grammi di foglie di Achillea, 35 grammi di corteccia di Betulla, 50 gr di radici di Giusquiamo e mezzo litro d’acqua di fiume raccolta nel secondo giorno di Luna con un mestolo di ceramica bianca.
Una volta che avrete reperito tutti gli ingredienti, dovrete pestare grossolanamente i fiori con un mortaio di legno di ciliegio e metterne il risultato, insieme a foglie, corteccia e radici, sul fondo di un pentolino di rame, e coprire il tutto con tutta l’acqua che avrete lasciato riposare a temperatura ambiente per 36 ore prima del suo utilizzo: dovrete poi portare il tutto ad ebollizione e lasciarlo sobbollire per 5 minuti e mezzo, filtrandolo poi con un colino a maglie strette, possibilmente di canapa, e lasciando riposare poi il decotto così ottenuto per 4 ore, rigorosamente in luogo asciutto e lontano da fonti di calore, la cui temperatura ideale dovrebbe essere di 12,7°.
Mi fermai.
Avevo parlato velocemente, e tutti stavano scrivendo febbrili.
Sapevo che la curiosità era molta.
Perché mai darsi tanta pena per preparare un decotto del genere?
Se avrete svolto con precisione ogni passaggio, il decotto da voi preparato avrà la proprietà, una volta ingerito…
Ripresi a dire.
Ero giunta al momento clou della spiegazione.
… di raddoppiare la vostra forza fisica.
Sì, avete sentito bene: non ci sarebbe nessun cambiamento visibile esternamente, ma il vostro corpo cambierebbe in modo notevole.
Sarebbe molto più prestante, più allenato, più forte sia nella resistenza che nella vera e propria forza bruta.
Una cosa mica da poco, insomma.
Ma c’era un motivo per cui un decotto del genere non si trovava in commercio.
Prima che vi facciate venire strane idee, sappiate che procurarsi i fiori della Vite di Giada è praticamente impossibile.
Non viene venduta nei negozi babbani né in quelli magici per la sua rarità, ovviamente, e se anche nei secondi riusciste miracolosamente a trovarne i fiori, v’informo che il prezzo si aggira intorno ai 3000 galeoni.
A fiore.
Il che avrebbe significato 33mila galeoni, per tutti e undici.
Una cifra esorbitante, il che spiegava perché nessuno li vendesse.
L’unica alternativa sarebbe cercarla nel suo luogo di origine, nelle foreste tropicali filippine… ma non credo che gli indigeni del posto ve la farebbero toccare, la considerano la loro pianta sacra.
Anche io avevo fatto fatica, in effetti.
Ma la mia fortuna era stata essere la Terran Verdigris.
Gli uomini e le donne del villaggio Quta’ewa, infatti, avevano percepito la mia aura, pur non essendo magici.
Avevano osservato il comportamento di fiori ed animali.
Ed avevano capito che, qualsiasi cosa fossi, non avrei mai potuto danneggiare la Vite di Giada.
Era solo grazie a questo che potevo ora mostrarla alla classe.
Al nono posto troviamo la Rafflesia Arnoldii, ve la ricordate?
Visto che è già stata materia di studio per voi, eviterò di ripetermi e passerò subito all’esemplare che si trova all’ottavo posto: la Silene Tomentosa, nota anche come la “Licnide di Gibilterra”!
Typhon, ci pensi tu?
Lasciai che il mio Apprendista spostasse la Vite di Giada, rimettendola al suo posto.
Gli feci anche un cenno del capo, affinché prendesse poi la nuova protagonista della spiegazione.
Era una piantina molto piccola, con un solo fiore.
Pensate che questa pianta è stata dichiarata estinta per quattro volte nel corso dei secoli, e per ben quattro volte gli Erbologi hanno dovuto ricredersi ed affermare il contrario!
Gli unici esemplari presenti in natura, oltre a questo che vedete qui, si trovano sugli strati rocciosi presenti sulle coste dello Stretto di Gibilterra, poiché roccioso è il terreno ideale per la Licnide.
Attualmente sono stati contati solo 12 esemplari di Licnide in tutto il mondo, seppure si stia cercando in molti laboratori erbologici, e qui nelle Serre, di riprodurre il terreno perfetto per questa piccola rarità in modo da poterne produrre più esemplari: attualmente, però, l’unico terreno utile per il suo sviluppo è proprio quello delle coste dello Stretto, ed oltretutto qualsiasi tentativo finora effettuato di prendere un po’ di esso e coltivarlo in laboratorio, così da farvi attecchire il seme della Licnide, è risultato fallimentare per ragione che anche gli Erbologi considerano sconosciute.
Non era esattamente così.
Io lo sapevo.
Sapevo che non era solo una questione di terreno.
C’entrava anche il clima, il vento, l’aria, l’acqua dello Stretto che a volte bagnava il terreno.
Era un insieme di elementi naturali che non era possibile replicare alla perfezione.
E la Licnide richiedeva la perfezione.
L’esemplare che si trova di fronte a voi ha quasi terminato il suo ciclo vitale, di appena un mese: l’ho raccolta proprio sulle coste dello Stretto qualche giorno fa, poiché sapevo che avrebbe avuto vita breve e che non le avrei fatto un torto spostandola dal suo luogo d’origine per portarla qui.
Stavo mentendo.
In realtà il senso di colpa non mi aveva dato pace.
Ci era voluta la saggia dolcezza di Raiden per calmarmi.
Per farmi capire che se la pianta stessa, quando le avevo parlato, si era sporta verso di me per farsi prendere, era perché lo voleva.
Ma io non potevo fare a meno di pensare che l’avevo privata dei suoi ultimi istanti di vita nella sua terra natia.
Per questo avevo prelevato anche del terreno che avevo messo con lei in un ampio vaso, tre volte più grande del fiore.
Volevo che stesse comoda.
E non appena la lezione fosse finita, l’avrei riportata dove l’avevo presa.
L’avrei riconsegnata alla sua terra perché potesse spegnersi in pace.
Ogni esemplare di Licnide produce tre o quattro semi per ogni ciclo vitale, non di più; come potete vedere, il colore caratteristico dei petali varia dal viola pallido al rosa, e non produce alcun tipo particolare di odore.
Un altro appunto degno di nota sta proprio nel ciclo vitale di questo fiore: esso sboccia dopo appena tre giorni che il seme ha attecchito al terreno, e rimane invariato fino al 29esimo giorno, nel quale si accartoccia su se stesso e muore, dopo aver lasciato i semi a terra.
Non si poteva, insomma, mai essere sicuri del punto di maturazione della pianta.
Non variando esternamente, era impossibile capire a che giorno fosse arrivata quando la si studiava.
Una bella fregatura, la cui unica soluzione era quella di piazzarsi sulle coste dello Stretto.
Dal primo giorno in cui il fiore sbocciava, fino all’ultimo.
Molti pensavano non ne valesse la pena.
Io l’avrei fatto, se solo non avessi avuto altro di cui occuparmi.
L’utilità della Licnide farebbe la gioia di tutti coloro che, illegalmente o meno, fanno ricorso a tatuaggi che potenziano il corpo o le proprie capacità, e che poi vorrebbero cancellare quello stesso tatuaggio senza però vanificarne i benefici.
Con le foglie della Licnide, infatti, si può preparare una pomata che, stesa sul tatuaggio in questione, è in grado di farlo scomparire: ovviamente non potremo pretendere che il segno scompaia dalla pelle già dopo la prima applicazione, ma dovremo usarla in modo costante per due settimane almeno tre volte al giorno, con una distanza minima di 4 ore da un’applicazione all’altra.
La cosa migliore, però, è proprio che il tatuaggio, benché scomparso, manterrà comunque gli effetti benefici sul nostro corpo, e dunque chi avrà cercato un incremento della propria potenza magica, ad esempio, non se la vedrà sottratta se anche decidesse di eliminare il tatuaggio corrispondente dalla propria pelle.
Spiegai, cercando di risultare il più chiara possibile.
Immaginavo che molte persone si tatuassero non perché quel simbolo avesse un significato, ma per il beneficio che ciò avrebbe comportato.
Ed ovviamente un rimedio come la pomata di Licnide avrebbe potuto essere molto utile.
Per preparare una pomata vi serviranno 30 centilitri di paraffina liquida, una miscela d’idrocarburi solidi, per i cui dettagli farete meglio a chiedere al collega di Alchimia, le foglie e le radici della Licnide per un totale di 50 grammi da dividere a metà, 25 per le une e 25 per le altre, una pietra di allume di rocca e 12 grammi di resina in propoli.
Il procedimento è molto semplice: dovrete avvolgere la pietra di allume con un panno di lino, pulito mi raccomando, e poi romperla il più sottilmente possibile con un martello; a quel punto potrete sminuzzarla più finemente in un mortaio di legno di noce o con un mattarello da cucina dello stesso legno, trasformandola in una polvere sottilissima. Dopo aver fatto lo stesso con fiori e radici di Licnide, unirete le due polveri alla paraffina e al propoli, e metterete il tutto in un pentolino di acciaio che metterete su fuoco moderato per 4/5 minuti, spegnendo appena prima che il composto inizi a bollire.
Lasciato riposare per 12 ore a temperatura ambiente, la pomata così ottenuta si sarà raddensata e raffreddata, e potrete procedere nell’applicazione sulla pelle come spiegato precedentemente.
Un procedimento anche piuttosto semplice.
Sfortunatamente era la Licnide ad essere praticamente introvabile.
Per questo chi era deciso a farsi un tatuaggio doveva pensarci bene: toglierselo, poi, risultava quasi impossibile.
Bene, spero che vi rimangano un po’ di energie per l’ultimo esemplare di oggi!
Typhon…
Lui capì al volo.
Prese la Licnide di Gibilterra e la posò, andando a prendere il terzo esemplare utile alla lezione.
Era diverso dagli altri, poiché protetto da una teca di vetro.
Strano, all’apparenza.
Ma c’era un motivo specifico per cui l’avevo protetto in quel modo.
E presto sarebbe stato chiaro a tutti.
Vi presento il numero sette della nostra speciale classifica: la Franklinia alatamaha, comunemente chiamata anche “Albero di Franklin”!
È un esemplare appartenente alla famiglia delle piante da tè originario della Georgia Settentrionale, che si credette estinto nel 19esimo secolo e che solo dal XXIesimo venne riscoperta come ancora presente e coltivabile, anche se in pochissimi esemplari.
Le particolarità di questa pianta sono l’altezza, poiché pur essendo considerata un albero può arrivare al massimo a 50 centimetri, e soprattutto il fatto che, a differenza delle altre piante da tè, è l’unica per la quale si può constatare una specifica fioritura: per essere precisi, in effetti, ogni pianta produce un solo fiore, che è poi quello che c’interessa in campo erbologico.
Come potrete notare, esso presenta dei petali di un bianco candido, mentre il pistillo è di un colore giallo acceso: le foglie hanno generalmente una colorazione verde o rossastra, ed il profumo è delicato, con una nota che potremmo quasi definire piccante, un po’ come l’odore del pepe per intenderci.
Come le precedenti è una pianta che difficilmente si può coltivare in una qualsiasi Serra: richiede un terreno ad alto tasso di acidità e pochissima acqua, ma necessita altresì di un clima umido e freddo, con una temperatura ideale intorno ai 2/3° al massimo.
L’Albero di Franklin, chiamato così da William Bartram, l’Erbologo che nel 1777 per primo lo scoprì, in onore del suo grande amico Benjamin Franklin produce anche dei frutti che però crescono molto lentamente, e che solitamente vengono utilizzati come concime per gli altri esemplari della medesima pianta data la loro alta concentrazione acida.
L’ultima particolarità, quella che ho tenuto da parte perché in effetti è la più strana, se così vogliamo definirla, è che questa pianta non supporta i rumori forti: abituata a crescere nella natura, immersa in un ambiente silenzioso come quello delle foreste naturali del Nord della Georgia, ha sviluppato una sensibilità particolare ai suoni che la circondano. Per questo l’ho protetta con una teca di vetro, per evitare che possa venire ferita dal rumore della mia voce, il che vi fa capire quanto sia sensibile: un’esposizione prolungata ad un suono che la infastidisce la porterebbe a richiudersi su se stessa e a marcire all’istante, un altro dei motivi per cui non è semplice da coltivare.
L’ennesimo monologo da parte mia.
Sperai che non mi odiassero, per questo.
Sapevo che l’Erbologia poteva piacere a pochi.
Non c’erano incantesimi da fare o pozioni da mescolare.
Non bisognava cavalcare una scopa o curare un animale ferito.
Stava tutto nell’amore e nella devozione per le piante, che non emettevano suoni, non davano gratificazioni immediate.
Era una materia che pochi potevano apprezzare davvero.
Ma andava bene così, per me, perché a coloro che ne coglievano la bellezza, tutto ciò sarebbe apparso speciale.
Soffermandoci per l’ultima volta, in questa lezione, sull’utilità pratica dell’esemplare che abbiamo di fronte, come vi ho già anticipato è il fiore la parte che a noi interessa: sia i petali che il pistillo, infatti, possono essere utilizzati per la preparazione di un infuso che, se preparato correttamente, permette di aumentare per un numero di ore che varia in base alla quantità assunta - 5 ore per ogni 50 cl ingeriti - l’elasticità mentale del soggetto, la sua capacità di elaborare concetti e di pianificare strategia per fronteggiare eventuali ostacoli.
Scendendo nel dettaglio, l’infuso di cui vi ho parlato si prepara con tre fiori di Franklinia alatamaha, 10 grammi di foglie di Tarassaco, 21 grammi di radici di Boldo e 6 foglie grandi di Rosmarino: dopo aver fatto essiccare tutti gli ingredienti dovrete metterli sul fondo di una brocca, possibilmente di ceramica, munita di coperchio; poi, aggiungerete nella brocca circa 50 centilitri di acqua di mare salata che avrete fatto precedentemente arrivare quasi, e sottolineo quasi, ad ebollizione a fiamma vivace, in un pentolino di ottone, chiuderete il coperchio e lascerete il tutto in infusione per 13 minuti, al termine dei quali filtrerete l’infuso ottenuto, lo verserete in una caraffa di vetro accuratamente pulita e fresca, lo lascerete riposare per 4 ore ad una temperatura di 8°, ed infine lo potrete assumere, traendone i vantaggi sopra indicati.
Naturalmente le dosi che avevo dato valevano per un’assunzione.
Il che significava un incremento della capacità mentale per sole cinque ore.
Ma come sempre, una cosa così semplice era resa complicata dal reperimento dell’ingrediente principale.
Come per la Vite di Giada, anche in questo caso è possibile, anche se molto raro, reperire in commercio nel mondo magico i fiori di questa pianta, il cui singolo costo è però di 2600 galeoni.
Tanto valeva studiare, insomma, applicarsi.
Sviluppare la mente in altro modo.
Il tempo era volato.
La lezione era finita.
Ed io avevo una pianta da riportare a casa.
Bene ragazzi, per quest’oggi è tutto!
Questi sono i compiti per la prossima volta…
Fu Typhon ad agitare la bacchetta.
Così, di fronte ad ogni studente, comparve una pergamena con ciò che avrebbero dovuto fare e consegnare per il lunedì successivo (14 Febbraio ore 9.00).
… ormai sapete quale sia la procedura, perciò mi aspetto ottimi elaborati da voi!
Mi trovate alle Serre per qualsiasi dubbio, alla prossima lezione!
Li salutai.
Sorridente, come riuscivo ad essere da un po’.
Appena la classe si fu svuotata, diedi disposizioni precise al mio Apprendista, dopodiché scomparii appena fuori dai confini di Hogwarts.
Le coste dello Stretto di Gibilterra aspettavano solo me.
Una buona ricerca, hai rielaborato bene le informazioni che ti sono state date a lezione e hai cercato di essere sufficientemente esaustiva.
Forse si poteva aggiungere qualcosa di più, ma puoi essere soddisfatta.
6
Idem come sopra.
6
Idem come sopra.
Per caso le ricerche le hai fatte con lo stampino?
Scherzo!
6
Un ottimo GdR, in linea con l'evoluzione del tuo personaggio: è bello vedere Miyabi che lentamente si sta riprendendo, e ammetto di essermi fatta una piccola risata alla fine, perché in effetti per la poca forza che ha la tua PG, anche raddoppiandola non è che si possano ottenere chissà quali risultati straordinari!
Bene la trasposizione dell'ambiente che fa da contorno al GdR, e mi è piaciuto molto vedere come Miyabi si è approcciata alla preparazione del decotto… farebbe meglio a pensare di meno, però, prima di combinare qualche disastro!
In generale, comunque, un buon compito!
13
punti 31 per Miyabi
Evidentemente le ricerche sono il tuo forte: ben fatta e presentata, sono contenta che tu abbia fatto anche delle ricerche esterne per aggiungere qualcosa in più di quanto già detto.
Per rispondere alla tua domanda, comunque, sì, è possibile - almeno per quanto mi riguarda - aggiungere dettagli di tua fantasia, se sono spiegati in modo sufficientemente dettagliato: peccato che non credo avrò modo di leggere un altro tuo compito prima del diploma!
8
Come sopra, nulla da aggiungere.
8
Come sopra, nulla da aggiungere.
8
Nel GdR invece ti sei un po' persa: non è andato male, intendiamoci, ma l'ho trovato più basso rispetto ai tuoi soliti standard - forse l'hai scritto di fretta?
Bella comunque la scelta della pianta da usare, sicuramente la Franklinia alatamaha ti potrebbe essere molto utile per affrontare al meglio i M.A.G.O., ma sono sicura che te la caverai benissimo anche senza!
In bocca al lupo, e brava per il compito!
10
punti 34 per Ariel
Una buona ricerca, ben rielaborata e abbastanza ricca d'informazioni, ma a voler essere pignoli si poteva aggiungere ancora qualcosa in più.
6
Evidentemente la Licnide di Gibilterra ti è piaciuta davvero molto, visto che l'hai anche scelta come pianta per il tuo GdR!
Questa ricerca, a differenza delle altre, è davvero completa e ben fatta, hai aggiunto tutto ciò che si poteva dire ed anche qualcosina di più, bravissima!
8
Idem come per la prima domanda.
6
Splendido GdR, anche se non credo che il professor Connor sarebbe felice di sapere che crei pomate per i tatuaggi da sola, senza ricorrere al suo aiuto!
Battuta a parte, ottimo GdR, ben presentato ed articolato: come sempre leggere le sfumature caratteriali della tua PG è sempre molto interessante, anche se a volte è difficile stare dietro le sue elucubrazioni mentali!
Come per la tua collega Jiménez, in bocca al lupo per i M.A.G.O.!
16
punti 36 per Melia
Un amore sviscerato per le ricerche, a quanto sembra, ma forse essendo un Corvonero non mi dovrei stupire troppo: sei andato molto bene e hai presentato una risposta ben rielaborata, completa e ricca di dettagli aggiuntivi, davvero complimenti!
8
Idem come sopra.
8
Questa invece è stata una risposta, rispetto alle precedenti, meno completa: non che sia andata male, intendiamoci, ma confrontandola con le altre due sopra si è visto un leggero calo di livello, che non mi permette di darti punteggio pieno.
Bravo in ogni caso!
6
Concordo che, in effetti, l'infuso di Franklinia alatamaha non ti sarebbe servito troppo viste le tue particolarità, ed è stato interessante vedere l'utilizzo che faresti della Vite di Giada… sono sicura che Melia ne sarebbe piacevolmente sorpresa, ma contenta!
Detto questo, un buon GdR, forse un po' troppo povero nella parte più importante, ovvero la preparazione del decotto, ma comunque ben fatto.
Anche a te, come per Jiménez e Herbert, faccio un grandissimo in bocca al lupo per gli esami!
13
punti 35 per Zephyr
Una ricerca a dir poco perfetta: sei stato preciso, accurato, non ho nulla da ridire.
Bravissimo, Alvares!
8
Idem come sopra.
8
Idem come sopra.
8
Posso ammettere senza alcun problema che questo è decisamente il GdR che abbia letto, soprattutto perché sei stato l'unico ad aver scelto di non far funzionare, in questo caso per un errore nella scelta della pianta, il tuo "diabolico" piano, e dunque non sei riuscito a raggiungere il risultato sperato.
Ben inserito nel contesto di vita del tuo PG, ottimamente presentato, prolisso quanto basta per renderlo interessante e coerente: bravissimo, un compito eccellente!
Anzi… il migliore!
16
punti 40 per Jorge
Una ricerca nella media: non hai scritto cose sbagliate - a parte ripetere due volte i dettagli sui fiori e la loro lunghezza - ma è abbastanza stringata, e non troppo approfondita.
Si può sicuramente fare di più, ma non è andata malissimo; ricordati solo che la Vite di Giada è femminile!
4
Questa è una ricerca ancora più povera della precedente, ed è un peccato perché ci sarebbe stato molto altro da dire!
Non so se la sua scarsità sia stata dovuta alla fretta nel fare il compito, ma ti suggerisco, per la prossima volta, di concederti più tempo per effettuare delle ricerche, soprattutto quando ti si chiede di essere esaustiva ed approfondita!
3
Un po' meglio della seconda risposta, ma anche qui mi è sembrato che la ricerca sia stata svolta in fretta e furia, soprattutto perché in alcuni punti la punteggiatura viene a mancare e si perdono persino le maiuscole ad inizio frase.
Come prima, ti consiglio per la prossima volta di leggere con calma tutte le informazioni, rielaborarle e cercare di essere più precisa - ad esempio in nessuna delle tre risposte ho letto l'uso che si può fare, in campo Erbologico, della pianta che dovevi presentare.
4
Partiamo da un piccolo appunto tecnico: la Vite di Giada raddoppia la tua forza fisica, è vero, ma non ti fa diventare una sorta di "Incredibile Hulk" in miniatura… devi considerare come se, invece che 8, Aowin avesse 16 al Talento (Fisico), e con quel punteggio nessuno riuscirebbe ad alzare un tavolo di legno con una mano sola.
Detto questo, ammetto che questo GdR non mi ha molto entusiasmata: punteggiatura che a tratti manca, incoerenza di tempi verbali che rendono difficile la lettura, e quasi nessuna interazione col contesto presentato - ad esempio non c'è nessun dialogo con la zia di Aowin, col signor Little, è tutto veloce e frenetico, come se avessi scritto di corsa per toglierti il pensiero.
Devi pensare che quando ti si chiede di scrivere un racconto in GdR è come se tu dovessi scrivere un'azione per una giocata: in quel caso dai spazio ai pensieri della PG, ai suoi stati d'animo, a ciò che la circonda, e ovviamente la fai interagire con le altre persone… qui ti si chiede di fare la stessa cosa, lasciandoti però la libertà totale di scegliere il luogo in cui si svolge la vicenda e le persone che Aowin incontra.
Purtroppo il compito non è andato bene, trovo che in generale ci siano le potenzialità ma che non siano affatto state sfruttate: ti suggerisco, per questo, di leggere con attenzione il compito di Jorge Alvares che posterò qui sotto a fine correzione dei compiti, credo ti potrà essere molto utile per comprendere ciò che ho cercato di spiegarti nel corso della mia valutazione!
8
punti 19 per Aowin
Una ricerca piuttosto buona: ci sarebbe stato altro da dire, ad esempio avresti soffermarti di più sull'uso della pianta e spiegarlo meglio, essere in generale più esaustivo.
Comunque non è male per essere il tuo primo compito di Erbologia.
5
Come sopra, la ricerca non è male, ma poteva essere arricchita maggiormente, presentando maggiori dettagli e, in generale, una cura maggiore nella sua presentazione - anche nel suo uso, citato piuttosto miseramente.
Si può fare di meglio, ma la base è piuttosto buona.
5
Attenzione, intanto, alle maiuscole ad inizio frase e ai punti alla fine di essa, sono piccolezze che però di sicuro infastidisce notare.
Anche qui, come sopra, la cura data all'uso della Franklinia alatamaha è citato solo alla fine e in modo del tutto superfluo, mentre invece avresti potuto soffermartici di più; il resto delle informazioni non sono sbagliate, semplicemente poco approfondite.
Per la prossima volta t'invito a curare di più questi particolari, e vedrai che andrà meglio!
5
Qui i problemi principali sono due: il primo sono le maiuscole e i punti alla fine della frase, che sono completamente trascurati - niente che una rilettura prima d'invitare il compito non possa risolvere; il secondo problema, il più grave a mio avviso, è che hai scritto il GdR in prima persona, quando invece nelle indicazioni è scritto specificatamente che bisognava presentarlo in terza.
Questo indica un'attenzione pari a zero nella lettura della domanda, che ovviamente comporta un abbassamento notevole del punteggio.
Passando al GdR vero e proprio, il racconto in sé non è male, ma attenzione: la Stanza delle Necessità non può riprodurre le piante (altrimenti la mia PG se le procurerebbe lì invece che girare per il mondo), e non è esatto dire che il cotone è uguale alla canapa per filtrare il composto... c'è un motivo per cui ho specificato che dovesse essere canapa, altrimenti non l'avrei sottolineato nel corso della lezione!
La base c'è, ma sicuramente, come ti ho detto sopra, si può migliorare di molto, prestando una maggiore attenzione ai dettagli e curando meglio il tutto.
Come per la tua collega Cerestian, ti suggerisco la lettura del compito del Delfinazzurro Alvares, perché penso che potrebbe esserti molto d'aiuto nel comprendere cosa si intenda per "compito ben fatto".
9
punti 24 per Sheldon
Come sempre, d’altronde, da quando Windam aveva celebrato il superamento della mia prova come Terran Verdigris restituendomi i ricordi.
Nessun peso nel trovarmi con loro, nessun fastidio nel dover loro insegnare.
E ormai bene o male tutti si erano abituati alla nuova Lindë.
Anche Typhon, silenzioso accanto a me.
Gli avevo detto che non era più obbligato a starmi accanto durante le lezioni, ma lui aveva ribadito che la cosa gli faceva piacere.
Io, dal canto mio, non avevo alcuna intenzione di cacciarlo.
Sapevo che aveva fatto la sua scelta, alla fine.
E sospettavo che fosse stato aiutato proprio dal Vento in cui lui tanto diffidava.
Ma non avevo detto né chiesto nulla.
Ero tornata a sorridere, ma la discrezione faceva ancora parte di me.
Se e quando si fosse sentito pronto, sarebbe stato lui a parlarmene.
E io l’avrei ascoltato.
La porta della Serra si aprì, e con essa filtrò il vociare degli studenti.
Quasi nessuno più si stupiva nel trovare sempre mezza Foresta Proibita o poco meno accanto a me.
Avevo tentato di spiegare agli animali che era un po’ strano che la professoressa di Erbologia fosse circondata da così tanti esserini.
Sarebbe stato più logico che questo accadesse per il docente di Cura.
Ma poi avevo visto uno scoiattolino quasi in lacrime, e avevo ritrattato tutto.
Se volevano stare con me, che lo facessero.
Confidavo nel fatto che nessuno degli studenti avrebbe fatto domande.
C’era anche da dire, comunque, che ero riuscita a trovare un compromesso.
La Serra 6, infatti, era l’unica con un patio esterno e scoperto, dove gli animali potessero stare senza intralciarmi, ma in costante contatto visivo con me.
In fondo dovevo fare lezione, e poi non volevo che le spore dei fiori o delle piante potessero danneggiarli - per quanto, essendo nati in cattività, fosse molto improbabile.
L’avevo fatto anche per permettere a Glaedr, il petauro di Brianna Wollis, di rimanere sott’occhio della padrona.
Era insieme a Gaoth e agli altri sul patio, infatti, e la Delfina avrebbe potuto notarlo senza difficoltà.
Buongiorno a tutti ragazzi!
Avete dormito bene?
Domandai, con un sorriso premuroso.
Alcuni studenti mi parevano un po’ assonnati ancora, in realtà.
Sperai che si sarebbero svegliati in tempo per scoprire quali meraviglie della natura avevo in serbo per loro quella mattina.
Oggi voglio analizzare con voi una classifica molto speciale nel campo dell’Erbologia magica: una lista dei dieci fiori più rari al mondo.
Perché, vi chiederete forse… perché la loro rarità è pari alla loro preziosità nel nostro mondo, e anche perché alcuni di essi sono davvero originali!
Iniziai a dire.
Mi concessi un sorriso verso una teca di vetro coperta da un panno di lino, all’interno della quale si trovavano i fiori che avevo appena citato.
Grazie alla copertura nessuno avrebbe potuto notare che i fiori all’interno avevano avuto un fremito per il mio complimento.
A parte me e Typhon, ovviamente.
Visto che sarebbe pesante spiegarli tutti e dieci in una sola lezione, ho deciso di suddividere la classifica in tre parti, d’accordo?
Bene, partiamo con l’esemplare al decimo posto! Typhon, saresti così gentile da prenderlo e portarlo qui, sul tavolo?
Domandai al Terran del Vento nonché mio Apprendista.
Volevo che poggiasse il fiore sul tavolo di legno di fronte al quale mi trovavo io.
Gli studenti, come sempre, formavano un semi-cerchio intorno a me.
Era il modo migliore per permettere a tutti di osservare le piante senza problemi.
Grazie mille.
Sorrisi leggermente anche a lui, mentre poggiava sul tavolo l’incredibile fiore che mi apprestavo ad analizzare.
Ragazzi e ragazze, vi presento lo Strongylodon macrobotrys, comunemente diffuso col nome di “Vite di Giada”: non lo trovate incredibilmente bello?
Quasi cercai conferma nei miei studenti, per capire se qualcuno di essi era portato per l’Erbologia.
Per me era uno spettacolo fuori dal comune.
E speravo lo fosse anche per loro.
Notate come foglie e fiori sono legati?
I secondi sono queste piccole gemme turchesi, simili nella forma a delle olive, mentre le seconde sono quelle che si generano direttamente dai fiori, e che portano la pianta a risultare pendente, vedete?
La accarezzai con la mano, prima di riprendere a parlare.
Non solo al tatto i fiori risultano incredibilmente duri, e per questo si deve fare un bello sforzo per staccarli dal loro gambo, ma possono svilupparsi fino a coprire, grazie alla foglie, tre metri di lunghezza!
Queste ultime, al contrario, risultano molto delicate: bisogna maneggiarle con cura quando si cerca di raccogliere i fiori, poiché è molto facile che alla fine di fiori non se n’è raccolto uno, ma di foglie se n’è fatte cadere un sacco!
La mia voce si fece più seria, nel pronunciare quelle parole, e al tempo stesso più dolce verso la Vite di Giada.
Percepivo la fragilità di quel fogliame così diverso dal solito, e faceva quasi male.
Questa pianta è rarissima e si trova, in cattività e con pochissimi esemplari, solamente nelle foreste tropicali delle Filippine; è un pianta che non sopporta il freddo, e il cui habitat deve essere impostato ad una temperatura minima di 15°.
Il nome datole dagli indigeni del posto è “tayabak”, ed è il fiore preferito dalle farfalle e dalle api dello Stato; il suo odore è delicato e lievemente dolciastro, ma piuttosto piacevole.
Venite a darle un’occhiata più da vicino, su, ma attenti alle foglie!
Mi feci leggermente da parte.
Lasciai che gli studenti la analizzassero da una distanza minore.
Osservai curiosa alcuni di loro.
Come Alvares, ad esempio.
Era un ragazzino sveglio, e questo non poteva che essere un bene.
Bastava solo un po’ di buon senso.
Li osservai, sapendo che anche Typhon li teneva d’occhio.
Non volevo che qualcuno facesse inavvertitamente male alla Vite di Giada, magari staccandone una foglia.
Ne avrebbe sofferto troppo, ed io con lei.
Bene, e ora passiamo a ciò che più c’interessa: perché è così rara, e a cosa serve nel campo Magi-Erbologico.
Partendo dal primo quesito, il problema della Vite di Giada è la tempistica nella quale essa si sviluppa fino a raggiungere la piena maturità, quando cioè diventa utile per noi: questa meraviglia, infatti, impiega ben 16 anni per svilupparsi, partendo dalla prima foglia che sbuca dal terreno per raggiungere l’apice del suo percorso; non solo, è anche impossibile piantare più di un seme alla volta, poiché tale è la quantità prodotta dalla pianta dopo la sua maturazione.
Naturalmente è possibile usare composti magici e naturali per velocizzarne il processo, ma questo la renderebbe, ahimé, inutilizzabile.
Il che spiegava perché anche io dovevo attenermi a quella regola.
Purtroppo.
Per poterne sfruttare il potenziale, infatti, questo esemplare deve crescere nel modo più naturale possibile: ed in effetti bastano un terreno ben inumidito e ricco di sostanze nutritive per darle questa possibilità, oltre ovviamente alla temperatura minima sopra-citata.
Allo stesso modo, sarebbe possibile dare un aiuto alla pianta per permetterle di produrre più di un seme alla volta, ma solo quello originale attecchirebbe al terreno.
Una limitazione che avevo tentato di superare in mille modi diversi.
E che ancora, dopo anni, mi vedeva uscire sconfitta.
Spostandoci invece verso la risoluzione del secondo quesito, dovete sapere che della Vite di Giada sono i fiori ciò che davvero ci interessa: ne bastano undici per il nostro composto, che dovranno essere raccolti in questo modo.
Da sotto il tavolo di legno presi un oggetto specifico.
Lo alzai verso l’alto, per mostrarlo alla classe.
Si tratta di una pinza di legno di faggio, un materiale piuttosto comune quindi, che dovrà essere lasciata immersa completamente in acqua e miele di arancio per 24 ore prima di esser fatta riposare al Sole per altre 72 ore: solo allora sarà possibile utilizzarla seguendo i movimenti che vi sto per mostrare.
Mi avvicinai alla Vite di Giada.
Allungai la pinzetta verso di essa, puntando un fiore ben preciso, quello che si trovava davanti a me.
E come per magia, i fiori e le foglie che gli stavano accanto… si spostarono.
Come vedete, i fiori reagiscono al legno e alla sua patina di acqua e miele: scostandosi, vi permettono di staccare il fiore senza danneggiare le foglie che lo circondano.
Prendendolo con le mani, infatti, avrei fatto cadere almeno una decina di foglie innocenti.
Così, invece, non ne danneggiavo nessuna.
Afferrai delicatamente ma con mano ferma la gemma turchese tra le estremità della pinzetta.
La tirai verso di me con molta attenzione.
Ed essa si staccò con la sua sola, singola foglia.
Questa era solo una dimostrazione, naturalmente, perché come vi dicevo vi servirebbero undici di questi fiori.
Per cosa? Per creare un decotto dalle proprietà straordinarie!
Esclamai.
Li stavo lasciando un po’ nella suspense, e lo sapevo.
Ma avrei finito presto.
Per la preparazione vi serviranno, come già detto, 11 fiori di Vite di Giada, 20 grammi di foglie di Achillea, 35 grammi di corteccia di Betulla, 50 gr di radici di Giusquiamo e mezzo litro d’acqua di fiume raccolta nel secondo giorno di Luna con un mestolo di ceramica bianca.
Una volta che avrete reperito tutti gli ingredienti, dovrete pestare grossolanamente i fiori con un mortaio di legno di ciliegio e metterne il risultato, insieme a foglie, corteccia e radici, sul fondo di un pentolino di rame, e coprire il tutto con tutta l’acqua che avrete lasciato riposare a temperatura ambiente per 36 ore prima del suo utilizzo: dovrete poi portare il tutto ad ebollizione e lasciarlo sobbollire per 5 minuti e mezzo, filtrandolo poi con un colino a maglie strette, possibilmente di canapa, e lasciando riposare poi il decotto così ottenuto per 4 ore, rigorosamente in luogo asciutto e lontano da fonti di calore, la cui temperatura ideale dovrebbe essere di 12,7°.
Mi fermai.
Avevo parlato velocemente, e tutti stavano scrivendo febbrili.
Sapevo che la curiosità era molta.
Perché mai darsi tanta pena per preparare un decotto del genere?
Se avrete svolto con precisione ogni passaggio, il decotto da voi preparato avrà la proprietà, una volta ingerito…
Ripresi a dire.
Ero giunta al momento clou della spiegazione.
… di raddoppiare la vostra forza fisica.
Sì, avete sentito bene: non ci sarebbe nessun cambiamento visibile esternamente, ma il vostro corpo cambierebbe in modo notevole.
Sarebbe molto più prestante, più allenato, più forte sia nella resistenza che nella vera e propria forza bruta.
Una cosa mica da poco, insomma.
Ma c’era un motivo per cui un decotto del genere non si trovava in commercio.
Prima che vi facciate venire strane idee, sappiate che procurarsi i fiori della Vite di Giada è praticamente impossibile.
Non viene venduta nei negozi babbani né in quelli magici per la sua rarità, ovviamente, e se anche nei secondi riusciste miracolosamente a trovarne i fiori, v’informo che il prezzo si aggira intorno ai 3000 galeoni.
A fiore.
Il che avrebbe significato 33mila galeoni, per tutti e undici.
Una cifra esorbitante, il che spiegava perché nessuno li vendesse.
L’unica alternativa sarebbe cercarla nel suo luogo di origine, nelle foreste tropicali filippine… ma non credo che gli indigeni del posto ve la farebbero toccare, la considerano la loro pianta sacra.
Anche io avevo fatto fatica, in effetti.
Ma la mia fortuna era stata essere la Terran Verdigris.
Gli uomini e le donne del villaggio Quta’ewa, infatti, avevano percepito la mia aura, pur non essendo magici.
Avevano osservato il comportamento di fiori ed animali.
Ed avevano capito che, qualsiasi cosa fossi, non avrei mai potuto danneggiare la Vite di Giada.
Era solo grazie a questo che potevo ora mostrarla alla classe.
Al nono posto troviamo la Rafflesia Arnoldii, ve la ricordate?
Visto che è già stata materia di studio per voi, eviterò di ripetermi e passerò subito all’esemplare che si trova all’ottavo posto: la Silene Tomentosa, nota anche come la “Licnide di Gibilterra”!
Typhon, ci pensi tu?
Lasciai che il mio Apprendista spostasse la Vite di Giada, rimettendola al suo posto.
Gli feci anche un cenno del capo, affinché prendesse poi la nuova protagonista della spiegazione.
Era una piantina molto piccola, con un solo fiore.
Pensate che questa pianta è stata dichiarata estinta per quattro volte nel corso dei secoli, e per ben quattro volte gli Erbologi hanno dovuto ricredersi ed affermare il contrario!
Gli unici esemplari presenti in natura, oltre a questo che vedete qui, si trovano sugli strati rocciosi presenti sulle coste dello Stretto di Gibilterra, poiché roccioso è il terreno ideale per la Licnide.
Attualmente sono stati contati solo 12 esemplari di Licnide in tutto il mondo, seppure si stia cercando in molti laboratori erbologici, e qui nelle Serre, di riprodurre il terreno perfetto per questa piccola rarità in modo da poterne produrre più esemplari: attualmente, però, l’unico terreno utile per il suo sviluppo è proprio quello delle coste dello Stretto, ed oltretutto qualsiasi tentativo finora effettuato di prendere un po’ di esso e coltivarlo in laboratorio, così da farvi attecchire il seme della Licnide, è risultato fallimentare per ragione che anche gli Erbologi considerano sconosciute.
Non era esattamente così.
Io lo sapevo.
Sapevo che non era solo una questione di terreno.
C’entrava anche il clima, il vento, l’aria, l’acqua dello Stretto che a volte bagnava il terreno.
Era un insieme di elementi naturali che non era possibile replicare alla perfezione.
E la Licnide richiedeva la perfezione.
L’esemplare che si trova di fronte a voi ha quasi terminato il suo ciclo vitale, di appena un mese: l’ho raccolta proprio sulle coste dello Stretto qualche giorno fa, poiché sapevo che avrebbe avuto vita breve e che non le avrei fatto un torto spostandola dal suo luogo d’origine per portarla qui.
Stavo mentendo.
In realtà il senso di colpa non mi aveva dato pace.
Ci era voluta la saggia dolcezza di Raiden per calmarmi.
Per farmi capire che se la pianta stessa, quando le avevo parlato, si era sporta verso di me per farsi prendere, era perché lo voleva.
Ma io non potevo fare a meno di pensare che l’avevo privata dei suoi ultimi istanti di vita nella sua terra natia.
Per questo avevo prelevato anche del terreno che avevo messo con lei in un ampio vaso, tre volte più grande del fiore.
Volevo che stesse comoda.
E non appena la lezione fosse finita, l’avrei riportata dove l’avevo presa.
L’avrei riconsegnata alla sua terra perché potesse spegnersi in pace.
Ogni esemplare di Licnide produce tre o quattro semi per ogni ciclo vitale, non di più; come potete vedere, il colore caratteristico dei petali varia dal viola pallido al rosa, e non produce alcun tipo particolare di odore.
Un altro appunto degno di nota sta proprio nel ciclo vitale di questo fiore: esso sboccia dopo appena tre giorni che il seme ha attecchito al terreno, e rimane invariato fino al 29esimo giorno, nel quale si accartoccia su se stesso e muore, dopo aver lasciato i semi a terra.
Non si poteva, insomma, mai essere sicuri del punto di maturazione della pianta.
Non variando esternamente, era impossibile capire a che giorno fosse arrivata quando la si studiava.
Una bella fregatura, la cui unica soluzione era quella di piazzarsi sulle coste dello Stretto.
Dal primo giorno in cui il fiore sbocciava, fino all’ultimo.
Molti pensavano non ne valesse la pena.
Io l’avrei fatto, se solo non avessi avuto altro di cui occuparmi.
L’utilità della Licnide farebbe la gioia di tutti coloro che, illegalmente o meno, fanno ricorso a tatuaggi che potenziano il corpo o le proprie capacità, e che poi vorrebbero cancellare quello stesso tatuaggio senza però vanificarne i benefici.
Con le foglie della Licnide, infatti, si può preparare una pomata che, stesa sul tatuaggio in questione, è in grado di farlo scomparire: ovviamente non potremo pretendere che il segno scompaia dalla pelle già dopo la prima applicazione, ma dovremo usarla in modo costante per due settimane almeno tre volte al giorno, con una distanza minima di 4 ore da un’applicazione all’altra.
La cosa migliore, però, è proprio che il tatuaggio, benché scomparso, manterrà comunque gli effetti benefici sul nostro corpo, e dunque chi avrà cercato un incremento della propria potenza magica, ad esempio, non se la vedrà sottratta se anche decidesse di eliminare il tatuaggio corrispondente dalla propria pelle.
Spiegai, cercando di risultare il più chiara possibile.
Immaginavo che molte persone si tatuassero non perché quel simbolo avesse un significato, ma per il beneficio che ciò avrebbe comportato.
Ed ovviamente un rimedio come la pomata di Licnide avrebbe potuto essere molto utile.
Per preparare una pomata vi serviranno 30 centilitri di paraffina liquida, una miscela d’idrocarburi solidi, per i cui dettagli farete meglio a chiedere al collega di Alchimia, le foglie e le radici della Licnide per un totale di 50 grammi da dividere a metà, 25 per le une e 25 per le altre, una pietra di allume di rocca e 12 grammi di resina in propoli.
Il procedimento è molto semplice: dovrete avvolgere la pietra di allume con un panno di lino, pulito mi raccomando, e poi romperla il più sottilmente possibile con un martello; a quel punto potrete sminuzzarla più finemente in un mortaio di legno di noce o con un mattarello da cucina dello stesso legno, trasformandola in una polvere sottilissima. Dopo aver fatto lo stesso con fiori e radici di Licnide, unirete le due polveri alla paraffina e al propoli, e metterete il tutto in un pentolino di acciaio che metterete su fuoco moderato per 4/5 minuti, spegnendo appena prima che il composto inizi a bollire.
Lasciato riposare per 12 ore a temperatura ambiente, la pomata così ottenuta si sarà raddensata e raffreddata, e potrete procedere nell’applicazione sulla pelle come spiegato precedentemente.
Un procedimento anche piuttosto semplice.
Sfortunatamente era la Licnide ad essere praticamente introvabile.
Per questo chi era deciso a farsi un tatuaggio doveva pensarci bene: toglierselo, poi, risultava quasi impossibile.
Bene, spero che vi rimangano un po’ di energie per l’ultimo esemplare di oggi!
Typhon…
Lui capì al volo.
Prese la Licnide di Gibilterra e la posò, andando a prendere il terzo esemplare utile alla lezione.
Era diverso dagli altri, poiché protetto da una teca di vetro.
Strano, all’apparenza.
Ma c’era un motivo specifico per cui l’avevo protetto in quel modo.
E presto sarebbe stato chiaro a tutti.
Vi presento il numero sette della nostra speciale classifica: la Franklinia alatamaha, comunemente chiamata anche “Albero di Franklin”!
È un esemplare appartenente alla famiglia delle piante da tè originario della Georgia Settentrionale, che si credette estinto nel 19esimo secolo e che solo dal XXIesimo venne riscoperta come ancora presente e coltivabile, anche se in pochissimi esemplari.
Le particolarità di questa pianta sono l’altezza, poiché pur essendo considerata un albero può arrivare al massimo a 50 centimetri, e soprattutto il fatto che, a differenza delle altre piante da tè, è l’unica per la quale si può constatare una specifica fioritura: per essere precisi, in effetti, ogni pianta produce un solo fiore, che è poi quello che c’interessa in campo erbologico.
Come potrete notare, esso presenta dei petali di un bianco candido, mentre il pistillo è di un colore giallo acceso: le foglie hanno generalmente una colorazione verde o rossastra, ed il profumo è delicato, con una nota che potremmo quasi definire piccante, un po’ come l’odore del pepe per intenderci.
Come le precedenti è una pianta che difficilmente si può coltivare in una qualsiasi Serra: richiede un terreno ad alto tasso di acidità e pochissima acqua, ma necessita altresì di un clima umido e freddo, con una temperatura ideale intorno ai 2/3° al massimo.
L’Albero di Franklin, chiamato così da William Bartram, l’Erbologo che nel 1777 per primo lo scoprì, in onore del suo grande amico Benjamin Franklin produce anche dei frutti che però crescono molto lentamente, e che solitamente vengono utilizzati come concime per gli altri esemplari della medesima pianta data la loro alta concentrazione acida.
L’ultima particolarità, quella che ho tenuto da parte perché in effetti è la più strana, se così vogliamo definirla, è che questa pianta non supporta i rumori forti: abituata a crescere nella natura, immersa in un ambiente silenzioso come quello delle foreste naturali del Nord della Georgia, ha sviluppato una sensibilità particolare ai suoni che la circondano. Per questo l’ho protetta con una teca di vetro, per evitare che possa venire ferita dal rumore della mia voce, il che vi fa capire quanto sia sensibile: un’esposizione prolungata ad un suono che la infastidisce la porterebbe a richiudersi su se stessa e a marcire all’istante, un altro dei motivi per cui non è semplice da coltivare.
L’ennesimo monologo da parte mia.
Sperai che non mi odiassero, per questo.
Sapevo che l’Erbologia poteva piacere a pochi.
Non c’erano incantesimi da fare o pozioni da mescolare.
Non bisognava cavalcare una scopa o curare un animale ferito.
Stava tutto nell’amore e nella devozione per le piante, che non emettevano suoni, non davano gratificazioni immediate.
Era una materia che pochi potevano apprezzare davvero.
Ma andava bene così, per me, perché a coloro che ne coglievano la bellezza, tutto ciò sarebbe apparso speciale.
Soffermandoci per l’ultima volta, in questa lezione, sull’utilità pratica dell’esemplare che abbiamo di fronte, come vi ho già anticipato è il fiore la parte che a noi interessa: sia i petali che il pistillo, infatti, possono essere utilizzati per la preparazione di un infuso che, se preparato correttamente, permette di aumentare per un numero di ore che varia in base alla quantità assunta - 5 ore per ogni 50 cl ingeriti - l’elasticità mentale del soggetto, la sua capacità di elaborare concetti e di pianificare strategia per fronteggiare eventuali ostacoli.
Scendendo nel dettaglio, l’infuso di cui vi ho parlato si prepara con tre fiori di Franklinia alatamaha, 10 grammi di foglie di Tarassaco, 21 grammi di radici di Boldo e 6 foglie grandi di Rosmarino: dopo aver fatto essiccare tutti gli ingredienti dovrete metterli sul fondo di una brocca, possibilmente di ceramica, munita di coperchio; poi, aggiungerete nella brocca circa 50 centilitri di acqua di mare salata che avrete fatto precedentemente arrivare quasi, e sottolineo quasi, ad ebollizione a fiamma vivace, in un pentolino di ottone, chiuderete il coperchio e lascerete il tutto in infusione per 13 minuti, al termine dei quali filtrerete l’infuso ottenuto, lo verserete in una caraffa di vetro accuratamente pulita e fresca, lo lascerete riposare per 4 ore ad una temperatura di 8°, ed infine lo potrete assumere, traendone i vantaggi sopra indicati.
Naturalmente le dosi che avevo dato valevano per un’assunzione.
Il che significava un incremento della capacità mentale per sole cinque ore.
Ma come sempre, una cosa così semplice era resa complicata dal reperimento dell’ingrediente principale.
Come per la Vite di Giada, anche in questo caso è possibile, anche se molto raro, reperire in commercio nel mondo magico i fiori di questa pianta, il cui singolo costo è però di 2600 galeoni.
Tanto valeva studiare, insomma, applicarsi.
Sviluppare la mente in altro modo.
Il tempo era volato.
La lezione era finita.
Ed io avevo una pianta da riportare a casa.
Bene ragazzi, per quest’oggi è tutto!
Questi sono i compiti per la prossima volta…
Fu Typhon ad agitare la bacchetta.
Così, di fronte ad ogni studente, comparve una pergamena con ciò che avrebbero dovuto fare e consegnare per il lunedì successivo (14 Febbraio ore 9.00).
… ormai sapete quale sia la procedura, perciò mi aspetto ottimi elaborati da voi!
Mi trovate alle Serre per qualsiasi dubbio, alla prossima lezione!
Li salutai.
Sorridente, come riuscivo ad essere da un po’.
Appena la classe si fu svuotata, diedi disposizioni precise al mio Apprendista, dopodiché scomparii appena fuori dai confini di Hogwarts.
Le coste dello Stretto di Gibilterra aspettavano solo me.
Una buona ricerca, hai rielaborato bene le informazioni che ti sono state date a lezione e hai cercato di essere sufficientemente esaustiva.
Forse si poteva aggiungere qualcosa di più, ma puoi essere soddisfatta.
6
Idem come sopra.
6
Idem come sopra.
Per caso le ricerche le hai fatte con lo stampino?
Scherzo!
6
Un ottimo GdR, in linea con l'evoluzione del tuo personaggio: è bello vedere Miyabi che lentamente si sta riprendendo, e ammetto di essermi fatta una piccola risata alla fine, perché in effetti per la poca forza che ha la tua PG, anche raddoppiandola non è che si possano ottenere chissà quali risultati straordinari!
Bene la trasposizione dell'ambiente che fa da contorno al GdR, e mi è piaciuto molto vedere come Miyabi si è approcciata alla preparazione del decotto… farebbe meglio a pensare di meno, però, prima di combinare qualche disastro!
In generale, comunque, un buon compito!
13
punti 31 per Miyabi
Evidentemente le ricerche sono il tuo forte: ben fatta e presentata, sono contenta che tu abbia fatto anche delle ricerche esterne per aggiungere qualcosa in più di quanto già detto.
Per rispondere alla tua domanda, comunque, sì, è possibile - almeno per quanto mi riguarda - aggiungere dettagli di tua fantasia, se sono spiegati in modo sufficientemente dettagliato: peccato che non credo avrò modo di leggere un altro tuo compito prima del diploma!
8
Come sopra, nulla da aggiungere.
8
Come sopra, nulla da aggiungere.
8
Nel GdR invece ti sei un po' persa: non è andato male, intendiamoci, ma l'ho trovato più basso rispetto ai tuoi soliti standard - forse l'hai scritto di fretta?
Bella comunque la scelta della pianta da usare, sicuramente la Franklinia alatamaha ti potrebbe essere molto utile per affrontare al meglio i M.A.G.O., ma sono sicura che te la caverai benissimo anche senza!
In bocca al lupo, e brava per il compito!
10
punti 34 per Ariel
Una buona ricerca, ben rielaborata e abbastanza ricca d'informazioni, ma a voler essere pignoli si poteva aggiungere ancora qualcosa in più.
6
Evidentemente la Licnide di Gibilterra ti è piaciuta davvero molto, visto che l'hai anche scelta come pianta per il tuo GdR!
Questa ricerca, a differenza delle altre, è davvero completa e ben fatta, hai aggiunto tutto ciò che si poteva dire ed anche qualcosina di più, bravissima!
8
Idem come per la prima domanda.
6
Splendido GdR, anche se non credo che il professor Connor sarebbe felice di sapere che crei pomate per i tatuaggi da sola, senza ricorrere al suo aiuto!
Battuta a parte, ottimo GdR, ben presentato ed articolato: come sempre leggere le sfumature caratteriali della tua PG è sempre molto interessante, anche se a volte è difficile stare dietro le sue elucubrazioni mentali!
Come per la tua collega Jiménez, in bocca al lupo per i M.A.G.O.!
16
punti 36 per Melia
Un amore sviscerato per le ricerche, a quanto sembra, ma forse essendo un Corvonero non mi dovrei stupire troppo: sei andato molto bene e hai presentato una risposta ben rielaborata, completa e ricca di dettagli aggiuntivi, davvero complimenti!
8
Idem come sopra.
8
Questa invece è stata una risposta, rispetto alle precedenti, meno completa: non che sia andata male, intendiamoci, ma confrontandola con le altre due sopra si è visto un leggero calo di livello, che non mi permette di darti punteggio pieno.
Bravo in ogni caso!
6
Concordo che, in effetti, l'infuso di Franklinia alatamaha non ti sarebbe servito troppo viste le tue particolarità, ed è stato interessante vedere l'utilizzo che faresti della Vite di Giada… sono sicura che Melia ne sarebbe piacevolmente sorpresa, ma contenta!
Detto questo, un buon GdR, forse un po' troppo povero nella parte più importante, ovvero la preparazione del decotto, ma comunque ben fatto.
Anche a te, come per Jiménez e Herbert, faccio un grandissimo in bocca al lupo per gli esami!
13
punti 35 per Zephyr
Una ricerca a dir poco perfetta: sei stato preciso, accurato, non ho nulla da ridire.
Bravissimo, Alvares!
8
Idem come sopra.
8
Idem come sopra.
8
Posso ammettere senza alcun problema che questo è decisamente il GdR che abbia letto, soprattutto perché sei stato l'unico ad aver scelto di non far funzionare, in questo caso per un errore nella scelta della pianta, il tuo "diabolico" piano, e dunque non sei riuscito a raggiungere il risultato sperato.
Ben inserito nel contesto di vita del tuo PG, ottimamente presentato, prolisso quanto basta per renderlo interessante e coerente: bravissimo, un compito eccellente!
Anzi… il migliore!
16
punti 40 per Jorge
Una ricerca nella media: non hai scritto cose sbagliate - a parte ripetere due volte i dettagli sui fiori e la loro lunghezza - ma è abbastanza stringata, e non troppo approfondita.
Si può sicuramente fare di più, ma non è andata malissimo; ricordati solo che la Vite di Giada è femminile!
4
Questa è una ricerca ancora più povera della precedente, ed è un peccato perché ci sarebbe stato molto altro da dire!
Non so se la sua scarsità sia stata dovuta alla fretta nel fare il compito, ma ti suggerisco, per la prossima volta, di concederti più tempo per effettuare delle ricerche, soprattutto quando ti si chiede di essere esaustiva ed approfondita!
3
Un po' meglio della seconda risposta, ma anche qui mi è sembrato che la ricerca sia stata svolta in fretta e furia, soprattutto perché in alcuni punti la punteggiatura viene a mancare e si perdono persino le maiuscole ad inizio frase.
Come prima, ti consiglio per la prossima volta di leggere con calma tutte le informazioni, rielaborarle e cercare di essere più precisa - ad esempio in nessuna delle tre risposte ho letto l'uso che si può fare, in campo Erbologico, della pianta che dovevi presentare.
4
Partiamo da un piccolo appunto tecnico: la Vite di Giada raddoppia la tua forza fisica, è vero, ma non ti fa diventare una sorta di "Incredibile Hulk" in miniatura… devi considerare come se, invece che 8, Aowin avesse 16 al Talento (Fisico), e con quel punteggio nessuno riuscirebbe ad alzare un tavolo di legno con una mano sola.
Detto questo, ammetto che questo GdR non mi ha molto entusiasmata: punteggiatura che a tratti manca, incoerenza di tempi verbali che rendono difficile la lettura, e quasi nessuna interazione col contesto presentato - ad esempio non c'è nessun dialogo con la zia di Aowin, col signor Little, è tutto veloce e frenetico, come se avessi scritto di corsa per toglierti il pensiero.
Devi pensare che quando ti si chiede di scrivere un racconto in GdR è come se tu dovessi scrivere un'azione per una giocata: in quel caso dai spazio ai pensieri della PG, ai suoi stati d'animo, a ciò che la circonda, e ovviamente la fai interagire con le altre persone… qui ti si chiede di fare la stessa cosa, lasciandoti però la libertà totale di scegliere il luogo in cui si svolge la vicenda e le persone che Aowin incontra.
Purtroppo il compito non è andato bene, trovo che in generale ci siano le potenzialità ma che non siano affatto state sfruttate: ti suggerisco, per questo, di leggere con attenzione il compito di Jorge Alvares che posterò qui sotto a fine correzione dei compiti, credo ti potrà essere molto utile per comprendere ciò che ho cercato di spiegarti nel corso della mia valutazione!
8
punti 19 per Aowin
Una ricerca piuttosto buona: ci sarebbe stato altro da dire, ad esempio avresti soffermarti di più sull'uso della pianta e spiegarlo meglio, essere in generale più esaustivo.
Comunque non è male per essere il tuo primo compito di Erbologia.
5
Come sopra, la ricerca non è male, ma poteva essere arricchita maggiormente, presentando maggiori dettagli e, in generale, una cura maggiore nella sua presentazione - anche nel suo uso, citato piuttosto miseramente.
Si può fare di meglio, ma la base è piuttosto buona.
5
Attenzione, intanto, alle maiuscole ad inizio frase e ai punti alla fine di essa, sono piccolezze che però di sicuro infastidisce notare.
Anche qui, come sopra, la cura data all'uso della Franklinia alatamaha è citato solo alla fine e in modo del tutto superfluo, mentre invece avresti potuto soffermartici di più; il resto delle informazioni non sono sbagliate, semplicemente poco approfondite.
Per la prossima volta t'invito a curare di più questi particolari, e vedrai che andrà meglio!
5
Qui i problemi principali sono due: il primo sono le maiuscole e i punti alla fine della frase, che sono completamente trascurati - niente che una rilettura prima d'invitare il compito non possa risolvere; il secondo problema, il più grave a mio avviso, è che hai scritto il GdR in prima persona, quando invece nelle indicazioni è scritto specificatamente che bisognava presentarlo in terza.
Questo indica un'attenzione pari a zero nella lettura della domanda, che ovviamente comporta un abbassamento notevole del punteggio.
Passando al GdR vero e proprio, il racconto in sé non è male, ma attenzione: la Stanza delle Necessità non può riprodurre le piante (altrimenti la mia PG se le procurerebbe lì invece che girare per il mondo), e non è esatto dire che il cotone è uguale alla canapa per filtrare il composto... c'è un motivo per cui ho specificato che dovesse essere canapa, altrimenti non l'avrei sottolineato nel corso della lezione!
La base c'è, ma sicuramente, come ti ho detto sopra, si può migliorare di molto, prestando una maggiore attenzione ai dettagli e curando meglio il tutto.
Come per la tua collega Cerestian, ti suggerisco la lettura del compito del Delfinazzurro Alvares, perché penso che potrebbe esserti molto d'aiuto nel comprendere cosa si intenda per "compito ben fatto".
9
punti 24 per Sheldon