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da Zephyr » 30/04/2013, 16:27
[newsgoth] Una canzone... che esprima ciò che provo adesso? Beh, ce ne sarebbe una... Iniziò a cercare tra gli spartiti quello in particolare che probabilmente lui le aveva ispirato con le sue parole, la sua teoria. Zephyr non appariva mai troppo interessato alle questioni altrui, mai così preso da quello che facevano gli altri, un po' per natura un po' perché difficilmente le persone sapevano cogliere la sua curiosità in generale; eppure, in quel frangente scelse di fare un passo avanti e abbassare gli occhi sulla vasta pila di fogli che Ariel stava smuovendo per cercare quello interessato. Che fosse tutta una manovra per farle credere che fosse interessato a lei, al suo benessere e alla sua serenità? Non era dato saperlo, come tutto quello che faceva nella quotidianità, niente aveva mai una spiegazione precisa, reale e sicura, non in Kenway. Ben presto la canzone fu individuata e resa libera alla vista e alle riflessioni del Prefetto Corvonero. Tale canzone presentava delle parole particolari, da analizzare con cura, parole che rispecchiavano una presa di coscienza nel soggetto verso un fatto scatenante e doloroso, ma di aiuto a reagire e ad uscir fuori da un labirinto fino a quel momento senza limiti. Per quanto Zephyr non fosse tipo adatto ai pettegolezzi scolastici, il suo formidabile udito e il suo sesto senso gli fecero intendere quasi subito che di mezzo c'entrava sicuramente l'amore non corrisposto della Jiménez e un suo probabile ritorno di fiamma con la ex fidanzata. Tale questione poteva significare una sola cosa: Melia aveva fallito il suo intento, non era riuscito a separarli. Non seppe dire sul momento se la Herbert fosse già a conoscenza o meno della faccenda e se la cosa la infastidisse o non la scalfisse, ma tanto ora non era quello il principale argomento che balenava nella sua testa fitta di ipotesi e ragionamenti contorti. Erano le successive parole di Ariel ora a fare da complete protagoniste delle sue attenzioni. Se dovessi scegliere una canzone da interpretare ora, sceglierei quella, ma... per mia sfortuna, trovo sia anche una delle più difficili. Il che significa che farò fare una brutta figura al coro, ed è una cosa che proprio non mi va di accettare! Allungò la mano, afferrando il foglio di pergamena con il testo di quella melodia, portandolo alla propria completa visione analizzandolo silenzioso, come se in un certo senso volesse sincerarsi maggiormente della difficoltà espressa dalla Prefetta e del significato di quel brano. Un sospiro, un battito di ciglia, le dita che sfioravano in una carezza la pergamena e gli occhi che, brillanti di quel rosso sangue, non facevano che scorrere spostando la pupilla da destra a sinistra e poi verso il basso, quasi fossero quelle di un robot babbano. Nel frattempo, dal grande portone del portico iniziavano ad uscir fuori vari gruppi di ragazzi che evidentemente si prendevano qualche attimo di pausa muovendosi verso il giardino; tra questi, la voce inconfondibile del Prefetto Cartwright fece capolino all'udito sopraffino di Zephyr, il quale, come in un riflesso incondizionato, prima che la ragazza seduta sul muricciolo potesse anche solo alzare lo sguardo per vedere il suo amore lontano e rinnovare il suo dolore, si mosse con il corpo, dal lato, andando davanti a lei, in modo da oscurare la sua vista con il proprio volto. Allo stesso modo, non appena la voce di Vergil divenne più chiara, chiacchierando con i suoi compagni, quella dell'aberrazione andò in concomitanza, sovrastando quella del Tassorosso, essendo più vicino alla colombiana. Ovviamente, in tutto questo, il suo comportamento e i suoi movimenti apparvero totalmente naturali e non forzatamente voluti. [ Carisma (Arte - Interpretazione) : 17 + D20 : 5 = 22] Effettivamente non è un brano semplice. Tuttavia per esercitarti potresti trovare una canzone che rispecchi la tua tensione. La tua volontà di non deludere i tuoi compagni, di non perdere contro gli avversari. E' comunque un altro tipo di emozione che dovresti sentire prepotente dentro di te, non è così? Le porse nuovamente la pergamena, mentre con la coda dell'occhio si sincerava del fatto che tutto il gruppo di ragazzi se ne fosse andato. Adesso erano nuovamente soli e lei non era più soggetta all'accelerazione cardiaca a causa del ragazzo dei suoi sogni. Rimase a fissarla per diversi secondi, in modo quasi astratto, perso, accogliendo nella sua memoria tutti i tratti distintivi del viso, dei capelli, del collo, delle forme di lei, come se in ogni attimo che si trovava ad incontrare la sua figura, la vedesse in realtà per la prima volta. La mancina si prese la libertà di giungere ad una ciocca della capigliatura di lei, molto vicina al seno ma non concomitante, sfiorandola appena, tornando nella sua posizione originaria. Labbra rosa pallido, quelle del prescelto dalle nevi, che vennero inumidite sottilmente dalla punta della lingua. I tuoi capelli. Li hai forse tagliati, o sistemati? Stai bene. Sei molto bella. [ Intuito (Perspicacia) : 14 + D20 : 13 = 27 ] [/newsgoth]
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da Ariel » 01/05/2013, 12:27
[tahoma]Silenziosa, ma apparentemente serena e tranquilla la Prefetta di Grifondoro, mentre aspettava che Zephyr finisse di leggere il testo della canzone: mettergli fretta poteva significare impedirgli di comprendere appieno il senso di quelle parole, ed era l'ultimo dei suoi obiettivi; quella canzone, "Wide Awake", le piaceva da morire, ma era piuttosto difficile da cantare e da interpretare, per quanto sicuramente, da quando era entrata nel coro, i miglioramenti c'erano stati. Mentre aspettava che il collega Corvonero alzasse gli occhi su di lei, quelli verdi di Ariel ripresero a vagare per il portico, e questo le permise, con la coda dell'occhio, d'individuare la figura di colui che, fin dal suo primo anno alla Cyprus, era stato l'oggetto del suo desiderio: Vergil Cartwright; non ebbe però il tempo di seguirne i movimenti con lo sguardo, che Zephyr, forse casualmente o forse no, non ne era sicura visto che le sue movenze le erano parse del tutto naturali, le si parò davanti, oscurandole così la vista del ragazzo per riportare l'attenzione su di sé col corpo e con la voce che, poco dopo, la raggiunse forte e chiara, coprendo quella del Prefetto dei Tassi.
Effettivamente non è un brano semplice. Tuttavia per esercitarti potresti trovare una canzone che rispecchi la tua tensione. La tua volontà di non deludere i tuoi compagni, di non perdere contro gli avversari. E' comunque un altro tipo di emozione che dovresti sentire prepotente dentro di te, non è così?
Oh... sì, è un buon consiglio. Devo solo trovare la canzone giusta, ma forse potrei chiedere un aiuto alla professoressa Vireau!
Rispose lei, un moto di gratitudine verso il collega nero-blu, che magari aveva fatto tutto nel modo più casuale ed innocente possibile, ma le aveva comunque evitato brutti pensieri e sensazioni: riprese la pergamena che gli aveva passato e la riordinò accuratamente insieme alle altre che teneva in mano, riflettendo sul da farsi; in effetti da qualche parte doveva pur cominciare, e forse provare ad interpretare una canzone che rispecchiasse la sua voglia di rendere orgogliosi gli altri sarebbe potuta essere una buona soluzione. Immersa in quei pensieri, rabbrividì appena, non di fastidio quanto più che altro di semplice sorpresa, quando sentì la mano di Zephyr sfiorare una ciocca dei suoi capelli, gesto che la portò ad alzare subito gli occhi verdi su di lui.
I tuoi capelli.
Uhm?
Li hai forse tagliati, o sistemati? Stai bene. Sei molto bella.
Quasi superfluo dire che quelle poche parole ebbero il potere di farla arrossire ed imbarazzare al di là di ogni immaginazione, e la fortuna di Ariel era tutta in quella carnagione che, ad onor del vero, non permetteva di carpire molto l'arrossamento sulle guance dovuto alla timidezza; per sua sfortuna però, il cuore sì che batteva forte, fortissimo, e Zephyr non avrebbe avuto alcun problema a rendersene conto.
Io, ehm... sì, li ho accorciati un po' sulle punte, ma solo di un paio di centimetri... - ammise la Prefetta, abbozzando un sorriso sorpreso ma grato - Non credevo che qualcuno potesse accorgersene - aggiunse sincera, soprattutto perché non credeva ci potesse essere qualcuno che passava il suo tempo a preoccuparsi di lei o di cosa facesse - E, ecco... grazie per prima.
Mormorò in conclusione, anche se magari Zephyr non avrebbe capito il perché di quel ringraziamento, in fondo poteva essersi spostato senza rendersi conto di cosa i suoi movimenti avessero significato, per lei. Ma ci teneva a ringraziarlo comunque, che l'altro ne comprendesse il motivo o meno.
Tu non hai mai pensato di entrare nel coro?[/tahoma]
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da Zephyr » 03/05/2013, 18:12
[newsgoth] Oh... sì, è un buon consiglio. Devo solo trovare la canzone giusta, ma forse potrei chiedere un aiuto alla professoressa Vireau! Parve che la sua manovra, se essa fosse stata effettivamente voluta, funzionò quasi alla perfezione, impedendo alla ragazza di deprimersi troppo e concentrarsi sul rispondere al proprio interlocutore, facendogli presente l'ennesimo dubbio, ovvero la difficoltà di indovinare la canzone adatta ad esprimere il proprio desiderio di non deludere la sua squadra e portarla col sorriso alla vittoria, o almeno, al pareggio più onesto. Annuì semplicemente, continuando a guardarla con la stessa aria assorta e criptica con la quale era nato da sempre, aspettando silenzioso nel contempo che l'infinita fiumara di persone si dileguasse pian piano facendo tornare il silenzio a regnare sulla vasta area del portico scolastico. La conversazione poi, si mosse in direzione della capigliatura di Ariel, la quale era stata modificata di poco, anche se Zephyr era un tipo molto attento ai dettagli, per questo riuscì ad accorgersene senza eccessivi sforzi, trasformando il viso della Prefetta di Grifondoro in una specie di pomodoro maturo ed invitante. Io, ehm... sì, li ho accorciati un po' sulle punte, ma solo di un paio di centimetri... Non credevo che qualcuno potesse accorgersene...
Forse nessuno in grado di apprezzarti...
E, ecco... grazie per prima. Inclinò leggermente il capo verso destra, quasi confuso e perplesso dalle parole della Jiménez, come se non comprendesse assolutamente di cosa stesse parlando, a cosa si riferisse, in quel ringraziamento così sentito, sincero, espresso in voce dolce e imbarazzata, tipica della colombiana. Ad un tratto però, per la prima volta non solo nella storia dei loro brevi incontri ma di tutti quelli avuti da lui con Hogwarts, Zephyr Kenway increspò il lato sinistro della bocca in un debole ma riconoscibile sorriso, e i suoi occhi assunsero una tonalità brillante più accesa. Tutto frutto della sua grande capacità interpretativa o davvero era contento di averla sollevata ed aiutata? C'era poco da fare, la più grande caratteristica dell'Aberrazione maschile della Setta dei 12 era senza dubbio il Mistero. Tu non hai mai pensato di entrare nel coro? Rimase in silenzio per diversi secondi, leccandosi le labbra e tornando nuovamente con la normale espressione seria e distaccata. Inspirò, percependo nelle narici l'aria appena tiepida del giardino poco lontano, rimanendo interdetto solo un istante quando si accorse che non appena tale aria raggiungeva i suoi polmoni, pareva divenire più fresca, frutto evidente del potere gelido ad ora insito nel suo spirito. La stessa aria, tramutata in vento carezzevole, fece ondeggiare la chioma lunga della ragazza, lasciando il tempo al giovane di chiedersi come mai non si considerasse una creatura affascinante, ma era una questione che non doveva interessargli più di tanto, ora come ora. Guardò prima verso destra, poi verso sinistra, svogliato, giusto per far finta di volersi sincerare di essere ancora solo con lei, non potendole certo dimostrare che grande udito possedesse, poi, riprese a guardarla e schiudendo le labbra, rispose pacato, ma con voce più morbida. No, non ci ho mai pensato, a dir la verità. Bugiardo calcolatore. Ma se a te facesse piacere... Potrei provarci.[/newsgoth]
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da Ariel » 09/05/2013, 14:09
[tahoma]Notare che si era appena accorciata i capelli, che cosa incredibile... nemmeno sua madre, probabilmente, se ne sarebbe accorta se avesse provato a mandarle una foto di se stessa, e dire che si trattava di un genitore! Ma Zephyr... beh, non era la prima volta che il ragazzo riusciva a sorprenderla e, soprattutto, a farle battere il cuore all'impazzata così, da un momento all'altro, e senza nessun apparente motivo; come la frase che pronunciò poco dopo, e che la spinse ad arrossire ancora di più, il suo povero cuoricino che sembrava ormai un tamburo impazzito senza nessun controllo.
Forse nessuno in grado di apprezzarti...
E cosa rispondere a parole come quelle? Come poter replicare senza offenderlo, facendogli capire che credeva stesse dicendo la verità per se stesso, ma che al contempo lei non poteva credere nella veridicità delle sue parole, dei suoi complimenti, perché era proprio Ariel per prima a non vedere nulla di bello o di speciale in sé, guardandosi allo specchio? Lo ringraziò comunque, per quello che aveva fatto, volutamente o meno, per lei, impedendole di concentrarsi su colui che era appena passato, Vergil: erano quasi sei anni, ormai, che il ogni suo pensiero era rivolto al Tassorosso, ma stava davvero cominciando a rendersi conto che non aveva senso continuare in quel modo, e che forse era venuto il momento di lasciare che il suo cuore fosse libero di rivolgere i propri battiti verso qualcun altro. Vedere Zephyr sorridere fu qualcosa di nuovo e bellissimo per lei, qualcosa che la sorprese, fece illuminare i suoi occhi e schiudere le sue labbra: no, a dissimulare non era proprio capace... a differenza sua.
Hai... sorriso?
Domandò Ariel incerta, perplessa ma in modo piacevole: magari stupidamente, magari egocentricamente, credeva dentro di sé che forse, forse, una piccola parte di quel sorriso era anche merito suo; e visto che stavano chiacchierando meglio del solito, o più che altro visto che Zephyr stava dimostrando di voler rimanere lì con lei, la Jiménez decise di proseguire nel discorso, domandandogli se avesse mai preso in considerazione l'idea di entrare nel coro.
No, non ci ho mai pensato, a dir la verità.
Beh, sai, se pensi di avere una bella voce magari potr--
Ma se a te facesse piacere... Potrei provarci.
Altra frase ad effetto, altri battiti del cuore super veloci nel petto di Ariel, che boccheggiò per qualche istante come se non sapesse cosa dire; abbassò lo sguardo e si mordicchiò il labbro, una ciocca di capelli che le scivolava sulla guancia, accarezzandola lievemente.
Io... - mormorò, non sapendo bene cosa dire perché non voleva che si sentisse in qualche modo costretto a fare qualcosa che non voleva - Se pensi che ti possa piacere come attività extra-scolastica, potresti anche provare a fare il provino... a me... farebbe piacere se facessi parte del coro.[/tahoma]
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da Zephyr » 17/05/2013, 21:02
[newsgoth] Hai... sorriso? Sorpresa, stupore, perplessità iniziale e poi, successiva gioia. Emozioni palesi sul volto della ragazza, immensa sincerità dimostrata verso chi con il suo sguardo era capace di celare fin troppe cose. Zephyr la fissò a lungo, provando ad ipotizzare, immaginare cosa potesse pensare dentro di se la colombiana, ma il dono di leggere il pensiero non lo possedeva, non era stato lui l'essere designato a detenere un simile prodigio, così, soltanto, decise di annuire con calma e lentezza, affermando e dando conferma ulteriore alla domanda retorica espressa dalla Prefetta in modo da prolungare in lei quell'apparente felicità che le esplodeva nell'anima come una manciata di fuochi d'artificio. Mi fai questo effetto. Eccola lì l'ennesima frase da batticuore, l'ennesimo complimento velato, l'ennesimo dilemma se stesse dicendo davvero oppure no. O meglio, per lei quella doveva essere per forza sincerità, ma agli occhi di se stesso, di qualcun altro come Melia, come stava apparendo? Finto, costruito, calcolatore e stratega? Domande inutili da fare ad uno come lui che in quegli occhi quasi spenti a dimostrare apparente assente animo proteggeva molti tesori, molte verità e molti pensieri, sia belli che brutti, sia giusti che sbagliati, sia buoni che... Malvagi. Mentre parlavano riflettendo sulla sua possibilità di entrare nel coro di Hogwarts, la mente di Kenway andò diretta verso un altro lido, un altro punto di riferimento: Alexis Parker. Doveva cercare di trovare la maniera per parlare con lei al più presto, magari anche assieme all'ausilio della compagna Herbert. In tal maniera avrebbero potuto dare spazio all'informazione e al divertimento. Io... Se pensi che ti possa piacere come attività extra-scolastica, potresti anche provare a fare il provino... a me... farebbe piacere se facessi parte del coro.
Manderò una missiva alla Vice Preside per richiedere un colloquio, dunque. Rimase a guardarla talmente in modo intenso da sembrare quasi che da un momento all'altro l'avrebbe baciata. Eppure no, stava lì, immobile, con le spalle tese e le braccia vicino ai fianchi con le mani nelle tasche dei pantaloni. Un filo di vento fresco in più ed ancora una volta sulla pelle del volto non percepì alcun che di freddo o fastidio. Adesso non era solo la sua temperatura ad aiutarlo, ma qualcos altro, quel fiocco di neve, in uno spirito che lui ancora sentiva assente. Un respiro profondo, una leccata alle labbra, inumidendole, poi, qualche passo indietro... Ora era diretto altrove, voleva tornare solo. O magari... Desiderava capire quanto lei si stesse legando a lui, con qualche piccolo test semplice. Mi è venuta voglia di frutta, mi recherò in giardino. Ti lascio alle prove musicali, se vuoi, altrimenti, sai dove raggiungermi... Non la salutò, questo perché faceva parte del piano. Un saluto sarebbe potuto apparire come un distacco eccessivo, mentre lasciare in sospeso li teneva in contatto. Indietreggiando di quattro o cinque metri, continuò a guardarla come se i suoi occhi non volessero abbandonarla fino all'ultimo, poi, con sicurezza e calcolata tranquillità, si volse del tutto e senza indugi ulteriori prese a camminare più svelto in direzione dei frutteti. Con lei non sentiva la necessità di aumentare di poco la sua età apparente per risultare più affascinante. Con lei gli riusciva più facile mostrarsi più loquace ed attento a ragionare su qualcosa che fino a qualche secondo prima non era di suo interesse. Con Ariel le mosse e i gesti per riscaldarle il cuore gli venivano più spontanei che mai. Egli non l'avrebbe ancora ammesso nemmeno con se stesso, ma stava mettendo in serio dubbio molte realtà da quando aveva incontrato quella eterea regina dei ghiacci, colei che anche soltanto per un secondo... Gli aveva fatto ipotizzare di avere un'anima. CONCLUSIONE PER Z [/newsgoth]
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da Ariel » 18/05/2013, 18:16
[tahoma] Dire che vederlo sorridere fu un colpo, per Ariel, era decisamente un eufemismo: ma come darle torto? Era sicura di non aver mai visto Zephyr sorridere, mai, da quando lo conosceva, anche se in effetti non era molto tempo. Poteva essere lei il motivo, o parte di esso, di quella manifestazione di felicità, o era un pensiero troppo egocentrico se riferito a lei, Ariel Jiménez, abituata sin dal suo primo anno alla Cyprus ad essere quasi del tutto invisibile?
Mi fai questo effetto.
Manco le avesse letto nel pensiero, il Prefetto Corvonero pronunciò quelle quattro paroline che ebbero il potere di accendere le sue guance al punto che chiunque, nonostante il colore più scuro della sua pelle, se ne sarebbe potuto accorgere; il cuore - ma c'era anche bisogno di dirlo? - cominciò a tamburellare a ritmo impazzito contro il suo povero petto, con una forza tale da farle quasi male. Era lei, lei a fargli quell'effetto, lei a spingerlo a sorridere.
Oh...
Sussurrò soltanto la Grifondoro, abbassando lo sguardo e cercando freneticamente qualcosa d'intelligente da dire, meglio ancora una battuta maliziosa, qualcosa insomma che potesse colpire l'altro... ma niente. Il suo cervello si rifiutava di collaborare, di aiutarla a sembrare un po' più sofisticata ed un po' meno ingenua di quanto non fosse, ma non ci fu niente da fare. E così, ad Ariel non rimase altro se non quell'espressione imbarazzata all'inverosimile sul viso, gli occhi lucidi di sorpresa, la bocca schiusa in una O perfetta e quel cuore che andava a mille senza dar segno di volersi fermare. Per fortuna fu proprio Kenway a cambiare argomento, anche se quello intrapreso non fu meno insidioso: la possibilità che lui entrasse nel coro, ma solo se alla ragazza avesse fatto piacere; inutile dire che questo la portò ad essere molto combattuta, perché le piaceva l'idea di averlo nel coro ma non voleva essere l'unico motivo per cui lui lo faceva. Alla fine tentò di abbozzare una risposta che esprimesse al meglio quel pensiero, sperando che Zephyr ne comprendesse appieno il significato, optando comunque per la sincerità più totale.
Manderò una missiva alla Vice Preside per richiedere un colloquio, dunque.
Alzò lo sguardo, ancora al terreno, su di lui, incontrando i suoi occhi rossi che Ariel aveva imparato ad apprezzare, a poco a poco; non le mettevano più soggezione come all'inizio, forse perché aveva preso a conoscerlo e si era abituata al fatto che facessero parte di lui. Ora, però, la stava fissando intensamente, e le guance della Jiménez presero fuoco spontaneamente con tutto che lui, all'effettiva, non stava facendo nulla.
B-bene - balbettò lei, tentando di recuperare un po' di lucidità - Sono sicura che la professoressa Vireau saprà riconoscere ed apprezzare il tuo talento.
Aggiunse, così da pensare e focalizzarsi su altro. Lo fissò ancora, aspettandosi quasi che facesse un qualsiasi gesto verso di lei, ma non accadde; al contrario, il ragazzo fece un passo indietro, congedandosi da quella conversazione poco dopo.
Mi è venuta voglia di frutta, mi recherò in giardino. Ti lascio alle prove musicali, se vuoi, altrimenti, sai dove raggiungermi...
Oh, d'accordo, allora c--
Non fece in tempo a salutarlo che Zephyr prese ad indietreggiare, sempre fissandola, prima di darle le spalle e sparire definitivamente dalla sua vista: Ariel rimase lì, ferma, con gli occhi appena più spalancati del solito, la bocca un poco schiusa ed il cuore che non la voleva smettere di rallentare i suoi battiti. L'avrebbe seguito o sarebbe rimasta ferma? In teoria non aveva motivo di raggiungerlo, affatto. Però...
... beh... potrei sempre passare di lì casualmente, e vedere se lui c'è ancora... [Fine] [/tahoma]
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Ariel
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da Miyabi » 06/06/2013, 14:01
[Cinque giorni prima dell'incontro con la Cyprus - ore 21.04]
Il coprifuoco sarebbe scattato presto, una mezz'ora dopo circa, ma le importava poco: se anche fosse stata punita, se fosse arrivata al punto di farsi espellere da Hogwarts, chi mai avrebbe potuto dirle qualcosa? Non aveva nessuno da cui tornare, nessuno a cui scrivere per mandarle una bella Strillettera che la rimettesse in riga. Non che questo le facesse venire voglia di violare le regole della scuola, affatto, ma era qualcosa su cui riflettere, da prendere in considerazione: era sola al mondo, ormai. Ethan era stato così gentile ad ospitarla durante le vacanze estive, che probabilmente gli sarebbe stata debitrice tutta la vita... ma nemmeno lui, con i suoi sorrisi ed il suo affetto, avrebbe mai potuto cancellare o riempire il vuoto che la ragazzina provava nel cuore. Si era ritrovata sola da un giorno all'altro, da un secondo all'altro: non aveva più alcun parente da cui andare, su cui fare riferimento; a 14 anni, Miyabi Fuyutsuki Stevens era completamente sola di fronte al mondo, senza più nessuno a prendersi cura di lei, nemmeno per le piccole cose. Prendiamo le spese scolastiche, ad esempio: certo, i genitori avevano una camera blindata alla Gringott e tutto ciò che era stato loro adesso apparteneva a Miyabi... ma quando i galeoni fossero finiti, come avrebbe fatto? Si sarebbe dovuta trovare un lavoro, ma come avrebbe potuto fare stando a scuola tutto il tempo ed essendo oltretutto minorenne? Scosse il capo la Grifondoro, respirando a fondo per ricacciare indietro le lacrime: non era il momento di piangere, avrebbe potuto farlo nella sua stanza più tardi, affondando il capo nel cuscino; strinse le mani, poggiate sulle ginocchia, a pugno, con forza, quasi volendo sentire dolore, per provare un'emozione vera visto che da quando era morta tutta la sua famiglia si sentiva svuotata, come un pallido fantasma di ciò che era un tempo. Sospirò flebilmente, un suono lieve e tremolante, mentre sul volto si leggeva solo l'ombra del dolore che stava provando, come se fosse stato troppo per essere palesato tutto insieme.
Non si era nemmeno tolta la divisa scolastica, così come non aveva mangiato a cena, preferendo avviarsi in quel luogo da sola, ma oramai quasi tutto aveva perso importanza, spessore. Come una bolla che l'avvolgeva, impedendole di andare avanti come tutti gli altri. E quella solitudine che prima, nella sua timidezza, vedeva come una benedizione... oggi non le sembrava altro che una tetra e definitiva condanna a morte.
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da Kayleen » 06/06/2013, 18:49
[Cinque giorni prima dell'incontro con la Cyprus - ore 21.09] Aveva cenato in modo sublime, come ogni sera al castello. Gli elfi domestici erano dei cuochi eccellenti, quasi migliori di papà, ma lei non aveva mai osato confessarglielo per paura che ci rimanesse male. Avere un padre cuoco significava anche questo, non fare mai paragoni con altri chef o farli elogiando però sempre la sua bravura. Tuttavia, in quei primi giorni di scuola, anche lei aveva notato che l'aria era fin troppo tesa. Troppi strani eventi erano avvenuti durante l'estate, la Gazzetta del Profeta ne portava la testimonianza; uno di questi coinvolgeva tristemente anche una loro compagna di classe, Caroline Priscilla. Non solo, la sfida amichevole tra Scuole magiche era alle porte e tutti coloro che facevano parte del coro vivevano momenti di grande stress. La sua stessa compagna di dormitorio, Miyabi, sembrava soffrire la tensione per quell'evento. La sentiva di notte piangere sommessamente, così come non poteva fare a meno di notare il suo viso pallido ed emaciato, ma non aveva ancora avuto il tempo materiale di poterci scambiare realmente due chiacchiere. Non sapeva nulla di quello che era successo alla sua famiglia e, per quanto avesse letto l'articolo sull'isoletta giapponese rasa misteriosamente al suolo, non aveva proprio collegato il fattaccio alla Giapponese. [Elaborazione = 1 + 4/d20 = 5]Era una cosa orribile, ma la riteneva lontanissima dalle loro vite e da tutto ciò che riguardava Hogwarts. Ovviamente si sbagliava. Quella sera in particolare, l'ennesima assenza della Grifondoro in Sala Grande la fece preoccupare. Era già fin troppo magra ed il fatto di ostinarsi a non mangiare non faceva che renderla ancora più debole. Per questo si era messa a cercarla in lungo ed in largo, per tutto il castello, subito dopo essersi cambiata ed aver controllato che di lei non ci fosse traccia nemmeno in dormitorio. Solo dopo una quarantina di minuti di ricerche riuscì a scorgere la sua figura nel portico della scuola. Le arrivò pian piano alle spalle, lentamente, il più silenziosamente possibile. Non poteva guardarla in volto, ma sapeva di averla trovata. Mi.. Eccoti finalmente, ti ho cercato ovunque..Nonostante l'istinto la portasse ad urlare, riuscì a trattenersi ed a tenere un tono di voce basso e delicato, in modo da non spaventarla. A differenza della concasata, lei era riuscita a cambiarsi ed a togliersi la divisa scolastica. Indossava una camicia con una strana fantasia geometrica, sui toni del marroncino e del beige; al di sotto un paio di pantaloni marroni scuro, in cotone, ed ai piedi un paio di scarpe da ginnastica di un arancio acceso, simile alla buccia di un mandarino maturo. I capelli durante l'estate si erano fatti più lunghi e per questo erano anche più malleabili, ma rimanevano comunque un disastro. Niente a che vedere con la raffinatezza della Giapponese. Con sè aveva anche il suo solito borsone malconcio, che si poteva definire vintage, al cui interno aveva riposto un po' di provviste. Non ti ho visto a cena, quindi ho pensato di portarti qualcosa da mangiare. Mangi poco ultimamente e non va bene. La presenza degli studenti della Cyprus ti ha fatto perdere l'appetito? Ti ho portato del formaggio, del pane ed un pezzo di frittata agli spinaci.Mise la mano nel borsone e ne estrasse due piccoli contenitori in plastica, in cui aveva messo tutte e tre le cose. Rimase con questi in mano, in attesa che lei si accorgesse di lei e si voltasse, con un sorriso dolce stampato in volto. Sapeva quanto emotiva fosse la compagna di classe, quindi aveva attribuito quel suo strano comportamento esclusivamente all'imminente gara canora. Cos'altro poteva esserci di tanto grave?
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da Miyabi » 06/06/2013, 19:51
Secondi. Minuti. Il tempo era diventata la cosa più relativa del mondo, per Miyabi. In fondo, quanto ci era voluto perché l'intera isola di Enoshima venisse completamente rasa al suolo? Un minuto? Due? Forse cinque? Qualcuno aveva avuto il tempo di accorgersi di cosa stesse succedendo? La sua famiglia, il suo mondo, aveva urlato? Pianto? Tentato disperatamente di scappare? Gli adulti avevano compreso che stavano per morire? Avevano stretto i bambini, magari sussurrando loro parole di conforto tra le lacrime per non farli piangere? Oppure era successo tutto in un soffio, in un battito di ciglia talmente impercettibile da sembrare quasi irreale? Mille e più scenari si susseguivano nella mente della Grifondoro, con una vividità così intensa da costringerla a chiudere gli occhi con forza, fino a farsi male, per tentare di scacciarli dalla propria mente.
Mi.. Eccoti finalmente, ti ho cercato ovunque..
Conosceva quella voce, naturalmente. Ricordava ancora come si erano conosciute, lei e Kayleen, nella stanza del dormitorio Grifondoro: e lei aveva deciso di chiamarla "Mi", un soprannome diverso da tutti gli altri; ricordava anche che sua madre aveva sorriso, quando la bambina glielo aveva raccontato. Ma non avrebbe più avuto l'occasione di vedere il suo sorriso, di sentirsi stringere da lei, di inspirare il suo buon profumo: non avrebbe più potuto piangere per una sua sgridata, od arrossire per la soddisfazione che leggeva sul suo volto quando le raccontava tutti i progressi fatti a scuola. Non c'era più nessuna famiglia intorno alla quale stringersi durante le feste, o da cui passare le vacanze: niente più visite ai nonni, o giochi coi cugini. Niente. E quei pensieri la portarono a non voler riaprire gli occhi per nessuna ragione al mondo, pur sapendo che l'amica le era accanto, perché farlo avrebbe significato dover accettare quella realtà dove non c'era nessuno che facesse più parte del suo mondo.
Non ti ho visto a cena, quindi ho pensato di portarti qualcosa da mangiare. Mangi poco ultimamente e non va bene. La presenza degli studenti della Cyprus ti ha fatto perdere l'appetito? Ti ho portato del formaggio, del pane ed un pezzo di frittata agli spinaci.
Non poteva continuare ad ignorarla, lo sapeva bene. L'educazione che aveva ricevuto, e che mai più avrebbe potuto affinare, le imponeva di prestare attenzione alla persona che aveva accanto, per quanto in quel momento fosse tutto fuorché in vena di fare conversazione. Ma alla fine lo fece, riaprì gli occhi e volse il capo verso Kayleen, tentando di abbozzare un sorriso tremulo.
Arigatou... (Grazie...)
Sussurrò sommessamente nella sua lingua madre, ma tanto bastò a farla scoppiare in lacrime: perché quella lingua non l'avrebbe mai più sentita parlare, così come non avrebbe mai più usato il dialetto di Enoshima coi suoi parenti che non parlavano altro al di fuori di quello. Era come se una parte della sua anima fatta di lingua, tradizioni, storia e affetto, le fosse stata strappata via, lasciandole un vuoto incolmabile. E non poté fare altro che coprirsi il volto con le mani, la piccola Miyabi, affondando il viso tra i palmi mentre le lacrime bagnavano la pelle ed il pianto si faceva più straziante, intenso, con tanto di singhiozzi potenti a scuoterle il corpicino esile, ancor più minuto nell'ultimo periodo.
M-mi d-dis-spiace...
Riuscì solo a bofonchiare verso l'amica tra un singhiozzo e l'altro, perché non voleva che la vedesse così. Non voleva che nessuno la vedesse così, per questo piangeva solo di notte, nascondendo la testa nel cuscino per fare meno rumore possibile. Ed ora invece era crollata di colpo, come un castello di carte al primo refolo di vento, e le lacrime trattenute per tutto il giorno furono libere di uscire, di bagnarle viso e mani. Ma tanto non sarebbero di certo state le ultime... e lei lo sapeva.
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Miyabi
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da Kayleen » 06/06/2013, 22:29
Se ne stava lì, alle spalle di Miyabi, a pochi passi di lei, senza poterla guardare. Ne vedeva le spalle, i capelli lisci e lunghi, il corpo sottile, ma il suo viso sfuggiva al suo sguardo. Con le proprie mani reggeva i sottovuoto, quelli dove aveva messo le uniche cose che potevano essere mangiate fredde e con le mani e che al contempo seguissero la sua dieta vegetariana. Aveva richiamato la compagna di stanza con la sua voce, le aveva fatto capire che lei era lì, dietro di lei, ma questa pareva indugiare. Non si era voltata subito, era come se avesse dovuto prendere un gran respiro prima di poterla guardare a sua volta. E questo era parecchio strano. L'aveva forse disturbata? Si morse il labbro inferiore ma non parlò, decise di aspettare ancora qualche istante una reazione da parte sua, una qualunque.
Arigatou...
Quando finalmente potè osservare il suo viso, si rese conto che il sorriso che le stava rivolgendo era forzato e che il viso era sconvolto, proprio come lo era stato negli ultimi tempi. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non fece in tempo, perchè un istante dopo, la ragazzina stava già piangendo. Inutile dire che ci rimase malissimo. Il sorriso che prima aveva sul volto aveva lasciato il posto ad un'espressione stupita ed impacciata, proprio come se fosse stata colta del tutto impreparata.
Che.. Che succede? Balbettò, iniziando subito a guardarsi attorno, alla ricerca di qualcuno che eventualmente avesse potuto far del male alla Giapponese. Qualcuno ti ha dato fastidio? Chiese, irrigidendo schiena e spalle, come fa generalmente chi vuole stare all'erta ed è pronto ad ogni eventuale movimento improvviso. Solo quando Miyabi nascose il suo volto tra le mani, si decise a raggiungerla ed a porsi a pochissimi centimetri da lei, piegando leggermente la colonna vertebrale per poterla guardare, o quantomeno per cercare di scorgere i suoi occhi a mandorla nascosti tra le dita.
Mi.. Dai, non piangere.. Non sapeva davvero cosa dire. Lei quando si parlava di sentimenti era una vera imbranata e non riusciva mai a mostrarsi realmente empatica. Ci avrebbe provato però, avrebbe comunque fatto un tentativo. Infatti provò ad allungare un braccio attorno alle sue spalle, come a volerla consolare. Poco importava che quella stessa mano reggesse il contenitore della frittata.
M-mi d-dis-spiace...
Quelle due parole la lasciarono ancora più perplessa. Perchè si sta dispiacendo? Pensò in un primo momento, in preda alla confusione.
Mi, non ti devi dispiacere. Non mi hai fatto nulla, davvero! Fu la prima cosa che le venne in mente, ma era chiaro che c'era sotto ben altro e lei si decise a scoprirlo.
E' stato qualcuno della Cyprus? Questa maledetta gara sta facendo impazzire tutti! Borbottò, persistendo nell'abbraccio, sempre ovviamente che la concasata avesse acconsentito a farsi stringere da lei. Non si trattava comunque di un abbraccio soffocante, ma solo del suo braccio che le passava dietro al collo e si fermava all'altezza della spalla opposta.
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Kayleen
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